In una New York a corto di acqua e dove la guerra è arrivata in forma di terrorismo, con attentati kamikaze, il giornalista Joel e la fotografa Lee hanno deciso che è rimasta una sola storia da raccontare: intervistare il Presidente degli Stati Uniti, da tempo trinceratosi a Washington mentre dilaga una feroce Guerra Civile. Partono così per un viaggio verso la capitale, cui si aggregano l'anziano e claudicante giornalista Sammy e la giovane fotografa Jessie, che vede in Lee un modello da seguire. Contro quel che resta del governo si muovono le truppe congiunte Occidentali di Texas e California, ma la regione che i giornalisti attraverseranno nel loro viaggio non è fatta di battaglie campali tra schieramenti ed è invece preda di un caos di micro conflitti e atrocità.
Civil War racconta un nuovo orrore a cui ci stiamo avvicinando o che forse stiamo già vivendo ma che ancora non ci rendiamo conto. Parlo soprattutto per il paese più guerra fondaio esistente da quando è nata la civiltà e questa cronaca di un viaggio e di una discesa all'inferno sembra esserne la riprova. C'è voglia e bisogno di ribellarsi soltanto che quando crollano le regole e si arriva allo stato di emergenza questo scenario può essere la più letale delle risposte.
Secco ed efficace. Civil War colpisce duro e lascia interdetti e ammutoliti di fronte al concetto di esecuzione che da sommaria diventa strategica fino a toccare il climax finale con una delle foto pronta ad essere tra le più iconiche al mondo.
Ma la domanda è...cosa si è disposti a fare...cosa si è disposti a sacrificare se non anche la vita del tuo mentore per accaparrarti un ruolo che ti renderà una leggenda. Un film che non fornisce spiegazioni, un violentissimo conflitto, ambientato in America ma rivolto più in generale al degrado della Democrazia, una metafora nemmeno così distante dalla realtà di un mondo distorto che assomiglia al nostro presente o lo potrebbe benissimo sposare qualora venissero a mancare alcune regole sacrosante.
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