Grosseto, 2008. Michele, Edoardo e Iacopo, amici da sempre, formano un gruppo street punk hardcore, ma non hanno una lira, un'occupazione, e neppure un luogo in cui suonare. Miracolosamente sono chiamati come opening act della band americana Defense in tournée europea, ma la data del concerto viene poi cancellata. A Michele viene allora in mente di invitare i Defense a Grosseto, e altrettanto miracolosamente la band accetta: peccato che manchino il locale, l'impianto acustico e i soldi per i trasferimenti. Michele ha moglie e figlia, Edoardo un padrino dispotico, e Jacopo l'occasione di suonare per un'orchestra seria. Riusciranno i nostri eroi nella loro delirante impresa?
Margini sembra una fotografia sbiadita di un film che forse andava fatto vent'anni fa. Ricorda i primi Virzì, Culicchia, la Guerra degli Antò, quegli esperimenti che visti adesso hanno un che di nostalgico non ben definito ma che finisce anche tutto lì senza analizzare mai niente se non una generazione di giovani adulti alle prese con le difficoltà della vita e la famiglia senza riuscire a distaccarsi da una loro idea di rivoluzionare il mondo con il punk sentendosi diversi e originali.
Margini nonostante ci siano anche soluzioni e scelte narrative interessanti e reali nella loro tragicità (Michele che per pagare il volo alla band usa i soldi messa da parte della moglie) ma a lasciare sempre lo spettatore coinvolto rimane pervasiva questa incoscienza generale dei tre amici e di alcuni che gravitano attorno, vivendo di stenti, accontentandosi di ascoltare la musica, affrontando le difficoltà senza mai rendersi davvero conto della drammaticità e dell'insorgere di un futuro sempre più incerto. Sempre di microcosmi emarginati si va parlando, in questo caso analizzando Grosseto e il punk hardcore nostrano del XXI secolo.
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