Titolo: A Kite
Regia: Yasuomi Umetsu
Anno: 1998
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5
Sawa, ragazzina all'apparenza inoffensiva e Oburi, timido
cassiere di un discount hanno più di una cosa in comune: sono killer
professionisti e entrambi sono orfani di genitori morti in circostanze
misteriose. Assoldati da due poliziotti, i due devono uccidere chiunque
"sia scomodo", da attori di soap opera a uomini corrotti. Quando
Oburi si rende conto che i due poliziotti vogliono toglierlo di mezzo, Sawa
decide di stare dalla sua parte pur di sfuggire al suo "lavoro" e a
vendicare i suoi genitori...
In poco più di un’ora Umetsu condisce con sangue,
esplosioni, sesso e budella, una storiellina distopica e sci-fi davvero niente
male, un noir nero controverso e anarchico con alcune incursioni nell’universo
dei cyborgs di Mamoru e molto altro ancora.
Politicamente scorretto, violento quanto basta, l’opera
dell’autore si contraddistingue per un’atmosfera cupa e perversa che passa
dall’azione frenetica a scene romantiche e in tutto questo un ritmo che non
passa certo inosservato tratteggiando dei personaggi non semplici, intrappolati
in una ragnatela di accordi e disaccordi con poliziotti corrotti e uomini di
potere affamati di sesso e con rimandi a stupri e pedofilia.
A Kite sa essere tante cose, cinico, commovente con una
trama che lascia subito presagire come soprattutto le macchine vengano
sfruttate per interessi beceri e fine a se stessi senza mai essere presi
davvero in considerazione. Davvero i rimandi sono molteplici ma la storia e la
messa in scena sanno sganciarsi da quanto visto finora. Ottima la scelta del
tipo d’animazione, dialoghi mai scontati e una trama che riesce a infilare al
punto giusto dei colpi di scena mai banali danno al film quella marcia in più e
tratteggiano poi due losers, due assassini che non possono fare altro, per
tirare avanti, in una realtà sottolineata da un degrado morale devastante.
Nessun commento:
Posta un commento