sabato 14 marzo 2020

Occhio per occhio


Titolo: Occhio per occhio
Regia: Paco Plaza
Anno: 2019
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Il leggendario spacciatore gallicano Antonio Padín viene graziato dal carcere per motivi umanitari, dato che ha contratto una malattia terminale. Invecchiato, debole e malato, Antonio entra di sua spontanea volontà in una residenza per anziani invece di andare a casa sua dai due figli, Toño e Kiko che lui disprezza apertamente e sospetta che saranno la rovina dell'azienda di famiglia

Plaza è uno dei miei registi spagnoli preferiti che nell’arco di vent’anni prediligendo l’horror, ha saputo confrontarsi con altri generi rimanendo nel cinema di genere puro. Occhio per occhio è il suo primo thriller e lo fa scegliendo uno degli attori più malleabili sulla piazza Luis Tozar. C’è qualcosa nella struttura e nel mostrare il personaggio che mi ha fatto ricordare l’eccellente BED TIME, vuoi la semplicità del soggetto oppure il modus operandi del protagonista.
Qui c’è un rapporto che deve reggersi sulla fiducia e non sull’interesse (come invece capita per i figli delinquenti di Padin), cercare da parte di Mario di mantenere una sorta di normalità garantendo la sua professionalità millantata dai colleghi e infine iniziare la sua lenta vendetta fatta di iniezioni, la droga per inibire i sensi della vittima e un ascolto costante per cercare di avere la sua massima fiducia.
Se la struttura mostra per certi versi la lunga operazione di Mario per cercare di evitare di destare sospetti e facendo in modo che la morte arrivi senza che lui possa essere dichiarato colpevole, i gregari di Antonio comprenderanno presto l’interesse morboso di Mario. Tutto il film sembra puntare su un climax finale sempre drammatico dove il destino inevitabile e la mancanza di redenzione dei personaggi porta verso un destino segnato ma allo stesso tempo reale e mai con il dovere di regalare quello che il pubblico si aspetta. Pagherà caro Mario (o meglio ciò che ama di più), pagheranno i figli di Antonio, soprattutto uno in carcere.
Plaza senza Balaguerò, ma i tratti comuni dopo anni di complicità si vedono, conferma dando prova di sapersi cimentare perfettamente con un genere che sembra aver esaurito le idee peraltro senza scene d’azione ma studiando lentamente la mossa dei personaggi caratterizzati in maniera complessa e articolata. L’imprevedibilità di trovarsi la propria vittima tra le mani ha contorni di kinghiana memoria (MISERY) ma qui i co-protagonisti sono fondamentali anche se ancora una volta tutto è sulle spalle del semplice quanto immenso Tozar


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