Titolo: Occhio per occhio
Regia: Paco Plaza
Anno: 2019
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5
Il leggendario spacciatore gallicano Antonio Padín viene
graziato dal carcere per motivi umanitari, dato che ha contratto una malattia
terminale. Invecchiato, debole e malato, Antonio entra di sua spontanea volontà
in una residenza per anziani invece di andare a casa sua dai due figli, Toño e
Kiko che lui disprezza apertamente e sospetta che saranno la rovina
dell'azienda di famiglia
Plaza è uno dei miei registi spagnoli preferiti che
nell’arco di vent’anni prediligendo l’horror, ha saputo confrontarsi con altri
generi rimanendo nel cinema di genere puro. Occhio per occhio è il suo primo
thriller e lo fa scegliendo uno degli attori più malleabili sulla piazza Luis
Tozar. C’è qualcosa nella struttura e nel mostrare il personaggio che mi ha
fatto ricordare l’eccellente BED TIME, vuoi la semplicità del soggetto oppure
il modus operandi del protagonista.
Qui c’è un rapporto che deve reggersi sulla fiducia e non
sull’interesse (come invece capita per i figli delinquenti di Padin), cercare
da parte di Mario di mantenere una sorta di normalità garantendo la sua professionalità
millantata dai colleghi e infine iniziare la sua lenta vendetta fatta di
iniezioni, la droga per inibire i sensi della vittima e un ascolto costante per
cercare di avere la sua massima fiducia.
Se la struttura mostra per certi versi la lunga operazione
di Mario per cercare di evitare di destare sospetti e facendo in modo che la
morte arrivi senza che lui possa essere dichiarato colpevole, i gregari di
Antonio comprenderanno presto l’interesse morboso di Mario. Tutto il film
sembra puntare su un climax finale sempre drammatico dove il destino
inevitabile e la mancanza di redenzione dei personaggi porta verso un destino
segnato ma allo stesso tempo reale e mai con il dovere di regalare quello che
il pubblico si aspetta. Pagherà caro Mario (o meglio ciò che ama di più),
pagheranno i figli di Antonio, soprattutto uno in carcere.
Plaza senza Balaguerò, ma i tratti comuni dopo anni di
complicità si vedono, conferma dando prova di sapersi cimentare perfettamente
con un genere che sembra aver esaurito le idee peraltro senza scene d’azione ma
studiando lentamente la mossa dei personaggi caratterizzati in maniera
complessa e articolata. L’imprevedibilità di trovarsi la propria vittima tra le
mani ha contorni di kinghiana memoria (MISERY) ma qui i co-protagonisti sono
fondamentali anche se ancora una volta tutto è sulle spalle del semplice quanto
immenso Tozar
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