Titolo: Under the silver lake
Regia: David Gordon Mitchell
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Sam è una delle tante anime perse di
Los Angeles: non ha un lavoro, non ha un quattrino, sta per essere
sfrattato dal suo appartamento e passa il tempo a fare sesso
distratto con un'aspirante attrice che si presenta a casa sua
abbigliata come i ruoli che interpreta. L'altro suo passatempo è
spiare dal balcone le vicine con il canocchiale: è così che
intercetta lo sguardo di Sarah, una bella ragazza bionda che sembra
disposta ad intraprendere con lui una relazione. "Ci vediamo
domani", promette lei, ma il giorno dopo scompare. Lungo la sua
ricerca della ragazza scomparsa Sam scoprirà molti altri misteri
metropolitani, con la guida di un autore di graphic novel che sembra
saperne molto più di lui.
David Gordon Mitchell ha diretto
quell'horror atipico di nome It Follows, un vero traguardo per un
genere che cerca sempre di evolversi e cercare di apportare quella
spinta in più captando tutti i mali di questo mondo malato.
Under the silver lake è un thriller,
un noir urbano, un giallo dove un ragazzo qualsiasi si improvvisa
detective dopo aver perso la testa per l'ennesima bionda di turno.
Partendo da un'idea che il protagonista
Sam è uno che vive nel lusso senza però pagare l'affitto al
proprietario che minaccia di sfrattarlo, non si capisce che lavoro
faccia eppure i soldi non gli mancano e ad ogni occasione buona si
imbuca a feste e party di lusso incontrando vecchi amici e
collezionando figure di merda.
Passa il tempo a fare cose tra cui
guardare col binocolo le vicine di casa hyppie che escono nude in
balcone. Sembra sempre in attesa Sam come se dovesse succedere
qualcosa da un momento all'altro e scegliere proprio lui come una
sorta di predestinato.
L'arrivo di Sarah è una brutta
scottatura soprattutto quando lei sparisce nel nulla e da quel
momento il film per ben 140' si riproduce all'infinito, senza seguire
una pista precisa ma mostrando una processione interminabile di
sotto trame, alcune per nulla funzionali, portando Sam ovunque anche
in mezzo al deserto se necessario. Verso il finale finalmente veniamo
a sapere cosa sta succedendo e il messaggio è davvero allucinante
parlando di poteri forti e di quell'1% dei veri ricchi che si
nascondo in ville iper lusso sottoterra dove si portano belle ragazze
da scopare fino alla morte.
Qualche indizio prima c'era ma era
subliminale, con questa ossessione di Sam per provare a risolvere
grattacapi con strumenti ai limiti della follia e del non-sense.
Il vero mandante e ideatore finale con
cui si confronta Sam, quello che controlla tutto e ha sempre avuto
l'ultima parola, per certi versi è una metafora di Weinstein, in una
scena memorabile che da sola basta a far perdonare almeno 90'
precedenti di seghe mentali ma fatte bene.
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