Titolo: Knives and Skin
Regia: Jennifer Reeder
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
La storia della scomparsa di una
ragazza e le conseguenze che ne derivano.
C'è tanto e nulla dentro il secondo
film della Reeder che ha mandato in delirio svariati festival.
Un po del Mendes di American Beauty e poi Kelly che incontra Refn.
Un film minimale, un coming of age con
una tecnica che rasenta un livello di perfezione estetica in
particolare per quanto concerne le luci e alcuni dettaglia della mdp.
Peccato che lo stesso non si evinca da una storia tutto sommato
interessante ma che sembra sciogliersi mano a mano che il film
procede annullando i colpi di scena. Un film affascinante, lento,
morboso, sessuale, anarchico.
Il ritratto di questa piccola città
americana suggerisce che di fatto abbiano preso il sopravvento le
famiglie disfunzionali e i figli fanno come possono per imparare da
se o facendo le esperienze più disparate ed eccentriche. Presentato
come un horror, il film è un dramma interiore di una generazione, un
film corale che si prende tutti i suoi tempi fregandosene del
pubblico ma disquisendo di ciò che più gli piace fare. Sicuramente
qualche strizzatina d'occhio ad Araki e Clark per quel bisogno di
mostrare la distruzione di ogni tabù, mostrando cose che i ragazzi
fanno che gli adulti nemmeno immaginano, come ad esempio vendere la
biancheria intima sporca della propria madre ad un professore in
cambio di soldi, oppure per due ragazze che scoprono di amarsi,
passano il tempo in bagno a scambiarsi regali una all'altra
togliendoseli dalla figa.
Ad un tratto sembra che tutto il film
cerchi in assoluto di disturbare e ammaliare lo spettatore.
Il risultato è interessante almeno per
diverse scene e svolgimenti abbastanza originali, ma il film è tutto
così, una galleria di immagini senza una storia solida alla base.
Nessun commento:
Posta un commento