Titolo: Nest-Il nido
Regia: Roberto De Feo
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Un uomo nel cuore della notte cerca di
lasciare una villa insieme a bambino poco più che neonato, ma un
ostacolo lo manda fuori strada. L'uomo muore sul colpo mentre il
bambino si salva e, dieci anni dopo, lo ritroviamo paraplegico,
educato da una madre severissima e da un piccolo gruppo di borghesi
che però si rifiutano di parlargli del mondo esterno. Le cose
iniziano a cambiare quando una ragazzina viene presa a servizio come
nuova domestica e Samuel si invaghisce di lei. La giovane lentamente
sembra ricambiare e gli fa conoscere per esempio una musica diversa
dalla classica che la madre gli ha sempre imposto di suonare. Questa
educazione sentimentale si farà via via più dirompente...
The Nest è davvero una prova
dell'ottimo stato di salute di un certo tipo di cinema nostrano.
Una favola gotica che gioca su diversi
piani, come un meccanismo a orologeria che si prende il suo tempo per
dipanare la storia, mettere alcuni paletti facendo intuire gli
intenti e giocando sull'apparenza per cercare di non scoprire i suoi
punti di forza.
Una regia quella di De Feo che irradia
il cinema horror italiano, che rinforza il cinema di genere, facendo
un salto in avanti molto importante e soprattutto per avere la
deliziosa sfacciataggine di non sfigurare di fronte a pellicole
straniere con budget altissimi.
The Nest è un'opera intima che sembra
tracciare maledizioni, destini ormai segnati, rituali che non potranno
mai cessare, case infestate da un malessere personale che come un
virus ha contaminato tutto. A tratti sembra poter nascondere segreti
come quelli di Society-The Horror altre volte risulta molto più fedele a
prendere di mira i nostri maestri del cinema neogotico rinforzandolo
con postille post-moderne. Un film che gioca con un'atmosfera
impressionante su una sorta di oblio, lasciando il mondo esteriore
lontano, come un nemico da cui prendere le distanze puntando tutto
sulla magione e facendo molta attenzione a selezionare cosa entra e
cosa esce, soprattutto la seconda.
Roberto De Feo alla sua opera prima
compone un quadro famigliare destabilizzante, un microcosmo
disturbato, paranoico e sinistro senza nasconderlo ma dandogli eros e
thanatos, allo stesso tempo facendo un film moderno ma evitando
facili sensazionalismi, giochi di volume, jump scared inutili ma
rimanendo nel mood giusto di atmosfera e suspance.
Due parole poi sulla location, una
villa costruita in un parco naturale vicino a Torino e caduta
parzialmente in rovina, che la troupe ha risistemato facendone un
luogo misterioso e suggestivo.
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