Titolo: Art of self defence
Regia: Riley Stearns
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Un uomo viene aggredito per caso per
strada. Decide allora di allenarsi in un dojo locale, allenato da un
Sensei carismatico e misterioso, nel tentativo di imparare come
difendersi.
Eisenberg sta proprio bene nel cinema indipendente. Ultimamente poi se escludiamo il cacciatore di zombie e il nemico di Superman, non ha praticamente sbagliato nulla, prendendosi anche dei bei rischi e dando vita a personaggi indimenticabili per la loro insicurezza e fragilità, un pò come accadeva per il defunto Anton Yelchin, in ruoli come American Ultra, Double, Calamaro e la balena, Night Moves, End of the tour.
Stearns è un regista da tenere occhio.
Aveva esordito con un indie sconosciuto sui fanatismi religiosi di
nome Faults, imperfetto quanto irresistibile. In questo caso dal
momento che ci troviamo di fronte ad un amante dei percorsi
disarticolati e apparentemente semplici, alza ancora di più
l'asticella del grottesco, sua peculiarità e connotazione, per
esasperare ancora di più il contesto che dal secondo atto del film,
diventerà davvero assurdo e per certi versi brutale nel suo
prendersi così sul serio e allo stesso tempo autodistruggendosi con
tanta auto-ironia.
Un film per pochi da amare o odiare. Un
film che prende a calci sui coglioni alcuni rituali delle arti
marziali, una certa filosofia spiccia, buttando tutto alla malora e
facendo della scorrettezza la sua pietra miliare, lasciando ai
posteri il concetto di onore e obbedienza.
Un film disperato, divertente quanto
violento, con una storia che solo nel finale puzza troppo di
prevedibilità, ma dall'altra parte piazza dei clamorosi colpi di
scena lasciandoci sempre col fiato sospeso su quale altra disgrazia
possa succedere al protagonista o quale bizzarra idea si faccia
venire in mente.
Nessun commento:
Posta un commento