Titolo: Vampire Hunter D-Bloodlust
Regia: Yoshiaki Kawajiri
Anno: 2000
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5
Continuano le avventure di D, dampyr
cacciatore di vampiri che, nelle lande desolate di un imprecisato
futuro post-apocalittico, è stavolta assoldato dal ricco John
Elbourne per salvare sua figlia, Charlotte, rapita dal vampiro Meier
Link. Questa volta la missione sarà più difficile del solito, visto
che deve rivaleggiare con un altro gruppo di ammazzavampiri
incaricati dello stesso lavoro...
Il successo di D è legato a pochi ma
squisiti fattori. Il primo è riconducibile alla regia di Kawajiri in
assoluto uno degli artisti più funzionali e interessanti di quel
periodo che con una piccola ma studiata filmografia è riuscito a far
uscire alcune perle rare dell'animazione occupandosi spesso anche
della sceneggiatura, dello storyboard e come supervisore degli
effetti sonori. Opere complesse, molto violente e con scene di sesso,
sci-fi, fantasy e horror.
Oltre al prestigioso artista di
talento, un altro fattore è legato alla forma, all'estetica,
all'aver trasformato il cacciatore di vampiri come lo conoscevamo, in
groppa a un cavallo meccanico e con una lunga spada come arma
mortale. Il Dampyr è stato portato al cinema nella famosa saga di
BLADE con risultati discutibili fatta eccezione per il migliore che
rimane il secondo capitolo diretto da Del Toro. I giapponesi per
quanto concerne le ambientazioni, le epoche, riescono sempre a
trovare delle immagini molto suggestive, a trovare un loro
sincretismo mischiando mondi diversi, elementi antichi e tecnologici,
come lo dimostra il mondo post-nucleare dove l'assetto geopolitico
del pianeta è completamente cambiato, dando vita a un nuovo
medioevo. Dal punto di vista tecnico è inutile stare a dire come
questo lungometraggio abbia superato in tutte le fasi il suo
predecessore, diventando graficamente eccellente, con dei
combattimenti memorabili, scenari inquietanti e gotici e poi il
castello di Carmilla che fa sempre il suo effetto.
Forse l'unica pecca, se così possiamo
chiamarla, è quella ancora una volta di non aver caratterizzato in
maniera un po più approfondita alcuni personaggi, anche se poi a
pensarci bene D è sempre stato molto ambiguo e serrato nel suo
caparbio mutismo.
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