Regia: Fuminori Kizaki
Anno: 2007
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 5
Giudizio: 3/5
In un Giappone futuristico con in vigore ancora il sistema feudale, si dice che colui che brandirà la fascia chiamata Numero 1 sarà il combattente più fiero al mondo e avrà tra le sue mani un potere al pari di quello degli dei. Il solo modo per ottenere tale fascia è quello di sfidare il possessore attuale in un combattimento. Tuttavia, soltanto chi possiede la fascia Numero 2 può permettersi di sfidare il possessore di Numero 1, mentre chiunque può fronteggiare chi tiene con sé la Numero 2, rendendo il possessore di questi condannato ad affrontare continue lotte. Tra le montagne, il combattente Justice, indossante la fascia Numero 2, duella con il possessore di Numero 1, Rokutaro, il quale rimane decapitato durante la lotta prima che l'avversario entri in possesso della sua fascia. Afro Samurai, figlio di Rokutaro, è testimone del combattimento e giura vendetta contro Justice, che gli dice di cercarlo solo quando sarà "pronto per fronteggiare un dio".
L'incidente scatenante di questa breve mini serie di cinque episodi mi ha ricordato il duello tra Roland e O'Dim, diciamo lo scontro tra il bene e il male che il cinema in modi diversi ci ripete sovente sotto profili diversi.
Western post-apocalittico con sprazzi di universi conosciuti e in parte bazzicati.
Duelli e scontri che sembrano ricordarci a partire dai film di Kurosawa, lo stile di Mahiro Maeda visto nella clip del film di Tarantino, e tante altre maestranze e una libertà che riescono a dare quel tocco di personalità ad un soggetto che è un pretesto per un revenge-movie dove Numero 2 dovrà affrontare tutti i nemici per diventare il Numero 1.
Afro Samurai ha avuto una gestazione molto importante, illustrato da Takashi Okazaki, uscito nel 2000 per la Panini Comics come manga, nel 2007 , grazie alla produzione dello studio giapponese Gonzo è finalmente uscita la miniserie anime divisa in cinque puntate con musiche del rapper e produttore Rza del Wu-Tang Clan.
Violenza a profusione, sentimenti pari a zero come quasi i dialoghi, un ritmo adrenalinico, invenzioni visive interessanti, personaggi stilizzati al massimo con alcune contaminazioni funzionali (come il protagonista afro con lo slang tipico dei gangster e dei rapper statunitensi) il taglio spettacolare dei disegni, Samuel Jackson e Ron Perlman al doppiaggio, l'ambientazione e l'uso di improbabili ed elementi tipici e non dello steampunk (armi da fuoco come le granate e le pistole oltre che i telefoni cellulari) il puro cinismo, un viaggio mistic e infine un crossover che sa il fatto suo.
Afro Samurai è un diversivo interessante, un cartone che esce dai soliti binari per aderire ad un filone molto violento, con alcuni sprazzi di originalità ma che di fondo lascia aperti molti canali per come la storia potesse aggiungere qualcosa senza essere così banale e semplice.
Nessun commento:
Posta un commento