Titolo: Hole in the ground
Regia: Lee Cronin
Anno: 2019
Paese: Irlanda
Giudizio: 3/5
Sarah sta costruendo una nuova vita con
suo figlio ai margini di una piccola cittadina rurale. Un incontro
terrificante con un vicino misterioso frantuma la sua già fragile
anima, gettandola in una spirale paranoica sempre più disturbante.
Dovrà scoprire se i cambiamenti inquietanti del suo bambino sono
collegati a una minuscola buca nella foresta che confina con la loro
casa.
E'difficile non amare alla follia le
fiabe nere e gli horror rurali. I perchè sono tanti e nascono da
presupposti che coincidono con le mille facce di madre natura, della
selva oscura e di tutto ciò che è confinato fuori dalle nostre
grigie città.
Negli ultimi anni sono arrivate diverse
opere accattivanti e affascinanti unite dal bisogno di narrare quel
folklore locale che appartiene di norma a ogni paese.
Hole in the ground ha tutti gli
elementi per entrare a far parte di questo piccolo universo se non
fosse che i rimandi e le somiglianze con Hallow
che ho semplicemente adorato, sono davvero tante, tali da far perdere
parte del fascino dell'opera dell'esordiente Lee Cronin.
Tanti i sotto testi e le metafore del
film a partire da una vena ecologista a delineare l'intero intento
dell'opera: stiamo distruggendo così tanto la natura che la risposta
è una forza oscura rigurgitata dalle viscere della terra che si
prenderà la sua rivincita sacrificando ciò che pensiamo di amare di
più, i nostri affetti, la nostra famiglia e tutto il resto.
Due attori, una location e solo qualche
sparuta immagine della creatura di turno.
Il resto sono pensieri e parole,
suggestioni e giochi d'atmosfera.
Cronin nel cappello magico non mette
molti elementi ma riesce a inquadrarli molto bene grazie ad una
fotografia e degli effetti sonori che meritano una standing ovation
Uniche pecche l'aver esagerato e tirato
un po troppo per le lunghe la "possessione" del piccolo
Chris
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