Titolo: Giardino delle vergini suicide
Regia: Sofia Coppola
Anno: 1999
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Cinque sorelle fra i quindici e i
diciannove anni vivono infelici, tormentate da genitori che credono
di fare il loro bene. La madre è integralista e cieca: costringe una
delle sorelle, per punizione, a bruciare i dischi più cari. Il padre
è molle e latitante, tutto preso a costruire i suoi modellini.
Certo, ci sono i ragazzi che le corteggiano e le stimano, ma non
basta. La prima muore gettandosi sulle punte del cancello di casa. Le
altre quattro organizzano uno struggente suicidio collettivo.
I film che trattino del suicidio
razionale e volontario (come dovrebbe sempre essere chiamato) non
sono moltissimi. Alcuni parlano di questa disgrazia come di un
elemento superfluo da apporre alla narrazione ma quasi mai come unico
tema centrale.
L'esordio della Coppola invece segue
una tragedia familiare e la allarga sempre di più fino allo strazio
finale. Un film che probabilmente rivedranno in pochi per diverse
ragioni.
Per cercare di attirare l'attenzione
non poteva scegliere una trama migliore.
I temi sembrano prediligere fin da
subito le imposizioni, i dogmi, i contrasti e gli elementi di non
sense tra la purezza cattolica e una sensualità decisamente più
pagana (anche se non viene mai accennata). I tabù in questo caso
convergono verso un ritratto dell'adolescenza niente affatto
consolatorio, con l'analisi di interpretare il dolore a danno dei
familiari e lavorando innegabilmente verso la persistenza del
desiderio e il doverlo relegare solo a fantasia come succedeva nel
film turco molto meglio riuscito Mustang
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