Titolo: Suntan
Regia: Argyris Papadimitropoulos
Anno: 2016
Paese: Grecia
Giudizio: 4/5
Un medico quarantenne sviluppa
un'ossessione per una ventenne scatenata che gli capita in
ambulatorio e che non perde occasione di stuzzicarlo.
Con una storia semplice e di immediata
empatia, il secondo film del regista greco fa centro a pieno in una
cinematografia sempre più complessa e stratificata.
Il risultato è pazzesco quanto
assolutamente magnetico. Sultan ha un ritmo devastante che seppur
inflazionato, come molti critici sostengono, da uno stile spesso
troppo intimista, lento e con una incredibile legge del dettaglio su
particolari poco interessanti, diventa il Coming of middle age che vi
darà un pugno allo stomaco importante con un dolore difficile da
dimenticare.
Ecco se qualcuno ci era rimasto male o
si era fatto qualche esame intrapsichico con AMERICAN BEAUTY qui ci
si fa male sul serio per quanto le strategie e le dinamiche tra i
personaggi sono davvero realistiche e memorabili nella loro grazie e
stando coi piedi a terra senza dover esagerare con le psicologie o
inventandosi scenari poco plausibili.
Qui rimangono aderenti ad una visione
di fondo che è limitata nella sua micro descrizione e come la manda
avanti con Kostis e Anna è importante per inquadrare fenomeni e
comportamenti che ormai generano subito incomprensioni.
Un film intelligente con un finale
amaro su cui non mi sono ritrovato del tutto ma regalandoci ancora
una volta la dimostrazione di come un'opera importante venga
sviluppata mettendo da parte l'ambizione personale e lavorando tanto
con gli attori e con i pochi strumenti che si hanno a disposizione.
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