Titolo: A prayer before dawn
Regia: Jean Stephane Sauvaire
Anno: 2017
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Billy Moore è un giovane boxer inglese
che combatte incontri clandestini in Thailandia. Non sappiamo perché
si trovi lì, né perché si sia dato alla boxe, ma lo vediamo
combattere, bere e fumare crack in un crescendo autolesionista e
trasgressivo che culmina inevitabilmente in un arresto da parte della
polizia locale. Ed è il suo ingresso all'inferno: nel carcere la
violenza si consuma nella totale indifferenza delle guardie, e
brutalità di ogni tipo stabiliscono il sistema gerarchico alla cui
sommità si trovano belve umane tatuate dalla testa ai piedi che
torturano i loro sottoposti in tutti i modi possibili.
A prayer before dawn è un prison movie
robusto e anti convenzionale che ci porta in lande sconosciute e ci
abbandona come un sacco di rifiuti in mezzo a scorie radioattive.
A differenza di molti altri film, il
regista è interessato a monitorare in modo piuttosto dilatato e
quasi senza azione, il micro cosmo, la sub cultura che si è
impossessata delle carceri thailandesi con tutte le loro regole e i
codici criminali.
Una prova che non si basa sulle solite
azioni o sul revenge movie o su rivolte (i temi spesso più abusati
nel sotto genere) ma mostra la dipendenza e le regole all'interno
delle mura carcerarie. L'annichilimento di uomini che per riuscire ad
ottenere la dose diventano oggetti di altri uomini (la scena dove uno
di loro viene sodomizzato da tre boss è raccapricciante).
In tutto questo panorama dove la
salvezza, l'onestà e qualsiasi valore sembra ormai aver abbandonato
chiunque, Billy cerca di sopravvivere a suo modo confrontandosi con
l'altro culturale e cercando fino alla fine di mantenere alta la
dignità, data la sua diversità che lo pone come l'unico fantasma
bianco in mezzo alla massa.
Una preghiera prima dell'alba è
tratto dall'autobiografia omonima di William "Billy" Moore
che ha dato minuziosa contezza della sua odissea carceraria
Nessun commento:
Posta un commento