Titolo: When black birds fly
Regia: Jimmy ScreamerClauz
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
When Black Birds Fly racconta un’unica
storia, ambientata in una città fittizia, una società distopica
dominata da un certo Caino, considerato come una divinità, un
novello Messia, che ha costruito attorno alla città di Heaven un
muro, al quale è severamente vietato anche solo avvicinarsi. Cosa si
nasconde al di là di questo confine? Cosa c’è di così terribile
dall’altro lato? Perché i cittadini di Heaven, un paese in bianco
e nero, nel quale l’unica nota di colore sono i cartelli quasi
propagandistici di Caino e poco altro, devono tenersi lontano da
questo orribile muro? A scoprirlo saranno due bambini, il piccolo
Marius e la sua compagna di scuola Eden, che per aiutare un gatto in
difficoltà raggiungeranno questo territorio misterioso, attraverso
un buco, ritrovandosi in un mondo delirante e disgustoso.
Dopo l'efferato Where
the dead go to die che
definivo un trip allucinato, qui l'effetto delle sostanze continua
diventando più politicamente scorretto, prende come chiave
escatologica la religione cristiana fondendola con alcuni miti pagani
e con una importante anche se eccessivamente malata lo ripeto
metafora politica.
Un film difficile da guardare fino alla
fine, vuoi le musiche disturbanti, il montaggio che a volte sembra un
viaggio in funghetto oppure i colori e lo stile d'animazione che
rischiano di far venire una crisi epilettica.
Dio, Caino, Eva, il Paradiso,
l'Inferno. A questo giro ScreamerClauz sembra essersi proprio
incazzato chiamando in cattedra tutti per un suo giudizio finale
direi esageratamente nichilista.
Un film dove succede di tutto,
perversioni, gore, scene splatter e grottesche, momenti onirici a
profusione, personaggi inquietanti, animali che prendono droghe e si
trasformano, allo stesso tempo però risulta indubbiamente meglio
strutturato soprattutto grazie ad una struttura unitaria e non
antologica che riesce ad interessare maggiormente e riesce a
regalare, a sorpresa direi, dei colpi di scena niente male
soprattutto nella mattanza finale.
E soprattutto la simbologia, la
scenografia a compiere i maggiori passi in avanti a cominciare dal
bianco e nero che viene usato per il Paradiso, un luogo fatto di
ombre ed incubi, in cui tutti sono castrati dove gli sposi non
possono nemmeno guardarsi nudi e per ottenere un figlio devono far
parte di una grottesco rituale di auto-mutilazione da parte dei
genitori in onore del dittatore Caine facendo manifestare un figlio
già parzialmente cresciuto a partire da una strana larva
psichedelica.
All’interno del Paradiso le uniche cose colorate sono
i poster di Caino e pochissimi altri elementi.
I colori fluo, d’altro canto,
appartengono all’Inferno, un mix di psichedelia che si sposano alla
perfezione con l’atmosfera dionisiaca e violenta del luogo.
Tutto il film si pone come un’allegoria
del totalitarismo e soprattutto della corruzione e dell’incoerenza
nella religione cristiana.
Tutto il film continua con parti
mostruosi dove a sentir dire dal regista tutto il film è stato
creato e composto sotto l'effetto di sostanze e nessuno stenta a
crederlo contando che andando avanti nelle creazioni malate abbiamo
Dio rappresentato come un uomo tra le nuvole, con una grossa corona
ed al posto del volto una sfera di vetro, un Dio incazzato che non ci
metterà molto a fare stragi appena si impossessano della sua donna e
poi il frutto del peccato, una bacca che crea allucinazioni a chi la
mangia.
Dunque fede bigotta con conseguente
senso di colpa inculcato negli esseri umani servi in più una
religione estremista assieme al potere tirannico che viene esercitato
sul popolo, spesso senza che questo se ne accorga. Caino sottomette
il popolo senza alcun rispetto e cela a tutti la verità, mentre gli
abitanti del paradiso lo reputano un salvatore e credono in lui
ciecamente, senza la benchè minima ombra di dubbio.
E'una favola malata ma che ai giorni
nostri assurge quasi a verità.
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