Titolo: Cord
Regia: Pablo Gonzales
Anno: 2015
Paese: Germania
Giudizio: 3/5
In un mondo post -apocalittico, dove
l'inverno non ha mai fine, alcuni superstiti della razza umana vivono
sottoterra. A causa delle insalubri condizioni dell'ambiente in cui
vivono, il contatto sessuale è diventato pericoloso. La
masturbazione è quindi divenuta l'unica esperienza sessuale
possibile grazie al perfezionamento di una serie di dispositivi
low-tech creati appositamente a questo scopo. In questa desolante
realtà, Czuperski (uno dei commercianti di questi dispositivi) e
Tania (una sesso dipendente) fanno un patto: lei gli permetterà di
sperimentare nuovi dispositivi sul suo corpo in cambio del piacere.
Ben presto però, il loro rapporto finirà fuori dal loro controllo.
Sci-fi. Un'unica location. Tre attori.
Idee. Stop
L'esordio di Gonzalez è un fantahorror
post-apocalittico (sotto genere predominante negli ultimi anni nel
cinema di genere anche solo per aver lanciato la possibilità di
rinchiudere persone in location isolate dove al di fuori c'è
qualcosa che uccide e questa semplice idea ha prodotto migliaia di
pellicole spesso e volentieri grazie a budget miseri)
Dovendo dare a Gibson ciò che è di
Gibson, qui ritroviamo molti elementi già scandagliati e usati a
dovere che rientrano in quella fornace dove sono i dispositivi
low-tech a fare da padroni e gli umani sono schiavi della realtà
virtuale (scenario che in parte stiamo andando a concretizzare)
L'alienazione, vivere in spazi
claustrofobici, il sesso come esperienza virtuale, l'accoppiamento
come baratto, il sacrificio, la trasformazione, ci sono ovviamente
tutta una serie di elementi squisitamente utilizzati e scandagliati
da registi più famosi come Cronmberg e Tsukamoto ma qui il regista
utilizza proprio e insisite su questo elemento quello della cavia e
le apparecchiature utilizzate con cavi e liquidi che fuoriescono
dalla pelle e dalla materia e dove soprattutto si sviluppa
un'inquietante rapporto ossessivo tra vittima e carnefice.
Con l'accomunante che come per STRANGE
DAYS dava prova che ormai l'umanità per provare esperienze che
l'appaghino cerca sempre di più qualcosa di estremo dove diventiamo
proprio cavie di qualcosa a cui ci sottoponiamo e che prende il
sopravvento su e dentro di noi.
Qui è di nuovo il sesso alla base dove
non resta che farsi aiutare da cavi elettrici tatuati nel corpo,
strumenti freddi e impersonali (ma efficaci) con cui titillare le
zone del cervello responsabili del piacere orgasmico. Mi ha ricordato
anche se con intenti del tutto diversi I.K.U e tante altre cose.
Drammatico, violento, la ricerca di toccare confini estremamente
pericolosi porterà vittima e carnefice ad un epilogo che andrà e
sarà del tutto fuori controllo.
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