Titolo: Parasyte
Regia: Takashi Yamazaki
Anno: 2014
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5
La storia è incentrata su dei
misteriosi parassiti alieni, che sono in grado di penetrare,
attraverso il naso o le orecchie, nei cervelli delle persone,
prendendo così il controllo del loro corpo. Il protagonista Shinichi
Izumi riesce a sfuggire a questo destino, indossando delle cuffie nel
momento in cui un parassita lo attacca. Il parassita, " Migi ",
si stabilisce nella mano destra di Shinichi e i due formano un
rapporto simbiotico con entrambe le loro personalità completamente
intatte. Insieme, combattono contro altri parassiti che divorano gli
esseri umani come cibo.
Il primo capitolo del film, basato su
un fumetto di Hitoshi Iwaaki che ha venduto 11 milioni di copie, è
stato presentato al 27° Tokyo International Film Festival
Che sorpresa vedere di nuovo Yamazaki
tornare a fare del buon cinema con questa saga divisa in due capitoli
davvero in grado di appassionare e divertire come non capitava da
tempo.
Un dittico incredibile con degli ottimi
effetti speciali, dei personaggi caratterizzati bene e questi
parassiti che di fatto creano una galleria di personaggi, mutazioni e
trasformsazioni ininterrotte.
Un film tutt'altro che banale nel
cercare di inserire anche una certa ironia nel film, e l'umorismo
nipponico in questo è difficile da digerire, ma in questo caso pur
non avendo letto l'anime immagino che sarà diminuito ma nemmeno così
tanto il tasso di sangue e violenza.
Di fatto il film inserisce fin
dall'inizio una marcia in più con un ritmo che riesce a rimanere
tale nonostante tutto l'arco della storia e arrivando dalla fine del
primo film ha mostrare il volto del boss degli antagonisti
interpretato in modo sublime dal grandissimo Tadanobu Asano.
A differenza però del capitolo
successivo, part 1 dalla sua ha il merito di rimanere subito così
incisivo un po grazie all'originalità della storia e di come si
trasformerrano le specie viventi e dall'altro perchè avendo diversi
intenti da raccontare non ha tempo di inserie quei dialoghi che nella
part 2 rovinano e stonano in generale con l'intento narrativo ovvero
svelare troppo attraverso anche una retorica che storpia alcune parti
rendendole noiose o meglio sfruttando quella tipica logica da
blockbuster americano che invece reguisti come Takashi Miike o Sion
Sono non hanno bisogno di fare.
Resta un ritorno al cinema molto forte
quello di Yamazaki con questi due film in grado di ritornare a quella
dimensione che forse gli appartiene di più con il grande merito di
fondere horror e grottesco in quella tipica forma e dimensione che è
quasi solo orientale o meglio giapponese.
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