Titolo: Good Time
Regia: Safdie
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
New York. Quartiere di Queens. Una
rapina in banca finisce male, Connie riesce a fuggire mentre suo
fratello Nick, affetto da un ritardo mentale, viene arrestato. Da
quel momento Connie inizia a darsi da fare per poter trovare il
denaro necessario per pagare la cauzione mentre progressivamente
sviluppa un altro progetto: farlo evadere.
Il Queens visto attraverso l'ottica dei
Safdie con una New York al neon che da uno sfondo spettrale per tutta
la durata del film. La quinta opera dei due giovani fratelli che
fanno la "sfida" a Dolan, è un trip, un cinema anch'esso
impegnato, impregnato nel sociale, un caotico e febbricitante dramma
che parla di derelitti e personaggi che vivono nell'incertezza più
totale assorbendo la giornata fatta di piccoli furti e spacci.
Un film che prima di tutto è
un'esperienza da fare, condensata in appena un giorno, da una mattina
all'altra, unità di tempo che rappresenta un ottimo escamotage per
trattenere una trama che è costantemente sul punto di deragliare
come succedeva per un cult come Victoria.
Tesissimo e veloce il ritmo di questa
corsa che sembra metterti continuamente una fretta incredibile nel
cercare come Connie di capire cosa fare e di chi fidarsi.
Se Parkinson recita abbastanza bene
(esce fuori dal personaggio troppe volte però) quello che colpisce e
proprio il fratello di Connie, Nick, interpretato da uno dei due
registi Ben Safdie.
Lo script, tanto per rimanere in
famiglia, è stato scritto insieme al “terzo Safdie” Ronald
Bronstein (loro co-sceneggiatore fisso) ed è stato realizzato con
molte più risorse (la produzione è della a24 productions, casa di
Moonlight
e Spring
Breakers oltre che aver
avuto la benedizione e la supervisione di Martin Scorsese).
Un film che già dal titolo vuole
essere metaforico a tutti gli effetti.
Parlando di una rapina e di disadattati
(quindi è facile pensare che per loro non finisca bene) chiamarlo
dunque Good Time è insieme negazione e conferma appunto dello “star
bene” che rimane un assurdo soprattutto nell'idea e negli intenti
di un gruppo di personaggi che per forza di cose non vuole e non può
"star bene".
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