Titolo: Casting
Regia: Nicolas Wackerbarth
Anno: 2017
Paese: Germania
Festival: 35°Torino film Festival
Giudizio: 4/5
Nell'anniversario della nascita di
Fassbinder, la televisione tedesca decide di realizzare il remake di
Le lacrime amare di Petra von Kant e le candidate al ruolo della
protagonista si succedono davanti a una regista inflessibile, che
continua a scartarle tutte nonostante manchino pochi giorni
all'inizio delle riprese. Speranze e inadeguatezze, isterismi e
illusioni del dietro le quinte, con al centro la frustrazione
dell'attore di secondo piano che ha accettato di far da spalla alle
candidate per i provini.
Ci sono film che riescono ad essere
sorretti da alcune grandi prove attoriali.
In questo caso recitazione e
improvvisazione per dirla con le parole del regista presente in sala.
Un regista/attore che ha scritto e
diretto questo ammirevole film che cerca di raccontare il dietro le
quinte muovendosi su piani emotivi e fragilità da entrambe le parti
(regista, attrici, maestranze, produzione). Attori ma soprattutto
attrici, donne che riempiono la scena mettendo a volte il povero
Gerwin in difficoltà tra la vergogna e la sua totale esposizione e
flessibilità alle richieste di Vera.
Un film che mano a mano che prosegue
diventa sempre più stimolante nel mostrare la tensione e i gradi di
potere (la scena con l'attrice famosissima che minaccia la regista è
pura estasi chissà se sarebbe piaciuta a Fassbinder), la rabbia e poi
il perdono, la voglia di credere in un progetto al di là delle
incomprensioni e del proprio orgoglio che sembra essere alla base di
quasi tutte le scelte delle protagoniste. Tutti temi, plot e dialoghi
che Wackerbarth riesce a mescolare al meglio rimanendo tra l'altro
per quasi tutto il film in un unico interno sfruttando lo stesso
spazio che di solito viene adottato per i provini anche quelli
"improvvisati".
Andreas Lust, dopo il bellissimo e
intenso Robber
torna a dare un interpretazione forte e celebrale, una
caratterizzazione e un personaggio complesso e importante, che pur
sembrando marginale diventa testata d'angolo per far intuire tutte
quelle problematiche che stanno alla base di un attore e una natura
quanto meno incline a cercare di fare sempre la differenza come in
questo caso.
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