Titolo: Bamy
Regia: Jun Tanaka
Anno: 2017
Paese: Giappone
Festival: 35°Torino Film Festival
Giudizio: 2/5
È da tempo che Ryoa vede con i propri
occhi degli oscuri fantasmi: sul posto di lavoro, nelle stanze della
propria casa, alle spalle della sua preoccupata ragazza. Fumiko,
compagna del giovane Ryota e presto sua sposa, non riesce a
comprendere l’atteggiamento distratto di quell’inquieto
fidanzato, sempre con la mente volta da un’altra parte e in grado
di discolparsi solamente attraverso incomprensibili scuse. Le cose
per il ragazzo sembrano però cambiare grazie all’incontro con Sea
Kiruma, anche lei afflitta dall’incomprensibile sciagura legata ai
fantasmi e per questo occasione per Ryota di sentirsi meno
incompreso. Ma i rapporti tendono ad essere fragili, e un destino
superiore sembra intento a disegnare per il protagonista percorsi
differenti.
L'immagine che più mi è rimasta
impressa di questo film è quella d'apertura.
Per un attimo ho avuto le vertigini
sperando di trovarmi di fronte a qualcosa di nuovo, un autore che nei
suoi silenzi sapesse comunicare meglio di molti altri registi
mischiando thriller, dramma psicologico e j-horror. Così non è
stato.
Saliamo su un ascensore che sembra
arrivare fino in cima al cielo. Qui sale una persona e poi
l'ascensore scende e il film è un po tutto così.
A parte questo breve intro, il film del
regista nipponico e alquanto strano o meglio singolare nel girare su
se stesso con queste visioni che non fanno neppure paura ma anzi
sembrano una sorta di strana convivenza tra fantasma e protagonista
per non si sa quale strana ragione.
Ad un certo punto i personaggi attorno
a lui e la ragazza cominciano a preoccuparsi...ed era ora forse...è
così anche il pubblico che sembra assolutamente distante da questo
film indipendente e senza degli intenti precisi o degli obbiettivi
che possano risultare almeno interessanti comincia a chiedersi se non
sia tutto un sogno del regista ma il piano metacinematografico qui
non c'entra proprio nulla (purtroppo).
Qui predomina il vuoto in una sorta di
film personale, un esercizio di stile, anche se la tecnica (ottimi
alcuni movimenti di macchina) sembrano in alcuni casi amatoriali.
L'ascensore iniziale non sembra salire
da nessuna parte. Ombrelli che volano da soli, poteri sovrannaturali
che avvengono senza nessun motivo, la capacità di vedere i fantasmi
che rischia di diventare quasi tragicomica o trash come in alcune
scene (quelle sul posto di lavoro per cui Ryoa si rifiuta di salire
sui container perchè lì seduto c'è il fantasma che lo fissa). Con
pochissimi soldi, circa seimila euro, Tanaka ha voluto realizzare
questo film molto personale, troppo forse, sul legame fra amanti
predestinati in un percorso lento e noioso che non rimarrà impresso
a nessuno.
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