Titolo:Young Pope
Regia: Paolo Sorrentino
Anno: 2017
Paese: Italia
Stagione: 1
Episodi: 10
Giudizio: 4/5
La vicenda di Lenny Belardo, salito al
soglio pontificio con il nome di Pio XIII, primo papa americano della
storia. La sua elezione sembra utilissima per avviare un'efficace
strategia mediatica. Ma non è così facile piegarlo, né ai voleri
della Curia né di chiunque tenti di manipolarlo.
"Se il Vaticano la guarderà,
capirà che questa serie non è contro nessuno"
E'interessante vedere il rapporto che
si crea tra un autore come Sorrentino e la serialità.
I motivi di interesse appaiono fin da
subito numerosi e legati indubbiamente al talento e alla voglia di
saper narrare, elemento che nell'ultima parte della filmografia
dell'autore è stato criticato dai media e dal pubblico. Young Pope
può essere vista sotto diversi piani e profili.
Una serie distopica credo sia la
targhetta migliore per definire i toni apocalittici e implausibili con
cui si plasma l'intera vicenda. Prima di tutto accade un fenomeno
strano nella politica autoriale dell'outsider italiano ovvero
l'ironia: i discorsi su Dio, la morte, la vita, la celebrità,
l’amore, il sesso, la politica, la filosofia e l’umanità, tutti
vengono trasformati da valori giganteschi in frasi a effetto, slogan
vuoti, aforismi da condividere su Facebook depotenziando e riducendo
ad accidente ogni snodo narrativo della vicenda. Lenny incarna tutte
le contraddizioni e tutti i valori prima di tutto di un uomo e poi di
un "servo"di dio. Proprio il padre del Cristianesimo viene
continuamente criticato. Dio esiste? Dio non esiste? Questa frase
verrà pronunciata e ripetuta come un mantra.
Il dialogo con il presidente del
consiglio, Accorsi nei panni del premier Renzi anche se non
dichiarato è una vera goduria per intenti e portata dei contenuti.
Lo strano rapporto tra il cardinal
Voiello e Suor Mary, la passione per le donne del cardinal Dussolier
che lo porterà a scontrarsi con una realtà devastante, il cardinal
Caltanissetta sempre a proteggere le azioni imprevedibili del suo
Lenny e così via per una galleria di personaggi meravigliosa,
caratterizzata a dovere e in grado di far luce su alcune vicende e
tematiche che pur non incontrando mai reali vicende di cronaca
sembrano viaggiare su un terreno analogo e parallelo che suona già
come una sorta di profezia sui mali reali ed eterni della santa sede.
La serie è stata spesso vista come
virtuosistica e vuota (elementi già fortemente criticati nella
Grande
bellezza e Youth-La
giovinezza) i quali
tuttavia non devono per forza essere limiti ma possono avere ampie
zone di interesse. Il vuoto che spesso viene criticato a Sorrentino è
un vuoto esistenziale in cui l'individuo si ritrova per depressione,
noia o apatia, tutte condizioni e malesseri generazionali che in
fondo ci appartengono più di quanto pensiamo e che diventavano
l'assist perfetto tra i dialoghi di Fred e Mick. Di nuovo una società
desolata e divorata dal di dentro che proprio all'interno delle mura
vaticane sembra essere ancora più devastata e innegabilmente
divorata da opulenza e populismo.
Dal punto di vista della coerenza narrativa la serie riesce ad avere un buon collante nelle sue dieci ore a parte alcuni momenti in cui anche la regia sembra perdersi per qualche sconosciuta ragione come nell'episodio tre dove vediamo i genitori di Lenny partire da Venezia abbandonandolo poi all'educazione di Suor Mary. Il lavoro sul cast merita un'attenzione particolare. Jude Law per la prima volta riesce ad aderire perfettamente ai canoni e al personaggio di Belardo riuscendo a coglierne sfumature, sguardi e toni veramente in stato di grazia e regalando, grazie a Sorrentino, la sua miglior performance. Il suo personaggio si è lentamente trasfigurato, da severo si è poi addolcito e le sue parole sono state influenzate da quello che Sorrentino indica come unico, possibile miracolo umano: l’amore I suoi collaboratori da Orlando alla Keaton, Sheperd, Camara, Cromwell, Bertorelli, sono tutti semplicemente splendidi in grado di dare risalto e umanità a ognuno dei personaggi.
Dal punto di vista della coerenza narrativa la serie riesce ad avere un buon collante nelle sue dieci ore a parte alcuni momenti in cui anche la regia sembra perdersi per qualche sconosciuta ragione come nell'episodio tre dove vediamo i genitori di Lenny partire da Venezia abbandonandolo poi all'educazione di Suor Mary. Il lavoro sul cast merita un'attenzione particolare. Jude Law per la prima volta riesce ad aderire perfettamente ai canoni e al personaggio di Belardo riuscendo a coglierne sfumature, sguardi e toni veramente in stato di grazia e regalando, grazie a Sorrentino, la sua miglior performance. Il suo personaggio si è lentamente trasfigurato, da severo si è poi addolcito e le sue parole sono state influenzate da quello che Sorrentino indica come unico, possibile miracolo umano: l’amore I suoi collaboratori da Orlando alla Keaton, Sheperd, Camara, Cromwell, Bertorelli, sono tutti semplicemente splendidi in grado di dare risalto e umanità a ognuno dei personaggi.
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