martedì 27 giugno 2017

Machines

Titolo: Machines
Regia: Rahul Jain
Anno: 2017
Paese: India
Festival: Cinemambiente 20°
Giudizio: 5/5

Attraverso i corridoi e gli spazi di un'enorme e disorientante struttura, il regista Rahul Jain ci conduce in una discesa verso un luogo di stenti e di lavoro fisico disumanizzante. Si tratta di una delle maggiori fabbriche tessili dello stato indiano di Gujarat, la cui area di Sachin fin dagli anni Sessanta è stata oggetto di un'industrializzazione senza precedenti e non regolamentata.

Machines è un'esperienza unica e dolorosa. Il film più impressionante dell'ultima edizione del Festival di Cinemambiente. Un'opera solida e matura. Un urlo disperato verso quello che è l'ennesimo esempio di super industrializzazione, di lavoro fuori da ogni schema e comprensione. Orari che vanno oltre la logica umana e la disumanizzazione della forza lavoro e di qualsivoglia tipo di diritto.
Machines è l'opera prima di Rahul Jain, cresciuto in India e laureato al California Institute of The Arts in Film and Video. Sempre al CalArts studia estetica e politica. Machines, primo lungometraggio, è presentato all'IDFA e al Sundance Film Festival, dove riceve il premio speciale della Giuria per la miglior fotografia.
All'interno del documentario e delle aziende la camera procede scovando operai che dormono tra una pausa e l'altra, fumi che rendono nebulosa la vista di ogni minimo dettaglio, macchinari che sembrabno logorati dal tempo e di una pericolosità incredibile. Uomini, donne,bambini, disabili, tutti lavorano in queste immense fabbriche della morte dove scopriamo il lavoro incessante che sta dietro i vestiti che spesso indossiamo. Conosciamo l'esperienza di un lavoratore che per fare tre lavori a stento riesce a dar da mangiare alla famiglia spostandosi da una zona all'altra del paese e che per lui ha solo qualche rupia per comprarsi del tabacco da masticare per sopravvivere a dei turni infiniti. Facciamo anche la conoscenza dei suddetti padroni e della loro burocrazia e la loro spiegazione di come loro stessi diventano padroni e carnefici e del perchè non esiste nessun sindacato dal momento che forse nessuno lo vorrebbe.
Machines mostra la complessità della dura e spietata macchina capitalista, una storia di disuguaglianza che purtroppo anche la globalizzazione ha ampliato portandola in alcuni casi, come questo ma gli esempi sarebbero tanti e doverosi, di sfruttamento, di oppressione e di incapacità di un paese e di un sistema di potersi ribellare in cui ancora ad oggi tutto sembra sempre più immutabile e senza speranza con un divario purtroppo ancora più incolmabile tra poveri e ricchi.
Ad un tratto parla un bambino. Il suo obbiettivo è imparare in fretta a saper usare più macchinari possibili. Se da piccolo impara senza fare errori allora da grande diventerà un responsabile o un operaio specializzato. Questo è il sogno indiano della maggior parte dei bambini senza rendersi conto o domandarsi se è giusto o meno un modello economico e di sviluppo di questo tipo.

In tutto questo ovviamente le famiglie non esistono o sono una diretta conseguenza delle scelte dei figli che devono mantenere il nucleo.

Nessun commento:

Posta un commento