lunedì 1 maggio 2017

Taboo-Season 1

Titolo: Taboo-Season 1
Regia: Steven Knight
Anno: 2017
Paese: Gran Bretagna
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 3/5

Taboo racconta la storia di James Delaney, avventuriero inglese della prima metà dell’800 che, dopo essere stato a lungo lontano da casa e essere stato dato per morto da famiglia e amici, fa un gran ritorno sulle scene londinesi in occasione della morte del padre. Il suo non è un ritorno da poco: la sua comparsa manda infatti in fumo i piani di un bel po’ di gente potente, in particolare dei capoccia della Compagnia delle Indie, che aveva intenzione di mettere le mani su una striscia di terreno che la famiglia Delaney possiede negli Stati Uniti. Non è questione di speculazione: siamo nel 1814, Gran Bretagna e Stati Uniti sono in guerra e quel terreno sarebbe particolarmente importante per i commerci della compagnia. Da qui parte uno scontro a tutto campo tra il rampollo dei Delaney e i biechi affaristi, perché il nostro eroe non vuole vendere alla Compagnia il terreno. Uno scontro che è innanzitutto commerciale, ma ha anche dei risvolti patriottici, visto che c’è di mezzo una guerra. Durante la sua assenza da casa, Delaney ha girato il mondo, dal Sudamerica all’Africa, imparando riti e tradizioni antichissime e portando con sé un alone di stregoneria che nei primi episodi viene giusto buttato lì, ma mai espresso in maniera chiara.

Le serie tv di questi tempi sono tante. Troppe direi.
Conviene non guardarne nessuna o sceglierle maledettamente bene dal momento che sta uscendo praticamente di tutto, in tutte le salse e toccando tutti i generi cinematografici.
Sicuramente le brevi serie auto conclusive sono tra le mie preferite per diversi motivi tra cui in primis la lunghezza e poi la necessità di non dover tenere a mente la trama di tutte le stagioni.
Taboo da questo punto di vista potrebbe risultare la serie perfetta se non fosse che uno dei problemi più grossi è una sceneggiatura scritta di fretta con tantissimi buoni spunti ma di fatto con un senso di incompiutezza finale molto forte ammesso che non esca una seconda stagione.
Taboo è breve, interessante, inglese, concepita dal protagonista insieme con il padre Chips Hardy e prodotta da Ridley Scott. Altri elementi sono l'ambientazione (una Londra cupa, decadente, marcia e sull'orlo di un epidemia che ne sancisca la morte nera quasi una purulenza continua stampata sulla faccia di quasi tutti i personaggi). Gli attori e poi Hardy che con una sola espressione tiene sulle spalle tutta la serie. Gli elementi esoterici e magici (i poteri da stregone) e la storia che apre e chiude sipari senza spesso analizzarne bene le fondamenta riesce comunque a essere a suo modo sanguinaria nonchè complottista e parlando di un argomento poco conosciuto nella cinematografia recente ovvero la storia sanguinaria della Compagnia delle Indie.
In più narrativamente parlando la serie attinge da Cuore di Tenebra e da il Conte di Montecristo.
Knight sembra muoversi quasi come Pizzolato senza mai di fatto dirigere un episodio pur essendo il regista ma lasciando il compito a Dane Kristoffer Nyholm e Anders Engström.
Hardy in questa serie è una sorta di deus ex machina è purtroppo nel bene e nel male ha dovuto fare i conti con diverse vicende produttive tra cui ad esempio un buco nelle finanze gigantesco.
Non si sa con precisione quanto sia costata l'intera operazione, ma il tabloid britannico The Sun ha riferito che l'attore avrebbe sborsato 10,4 milioni di sterline (circa 12,7 milioni di euro), recuperandone appena 8, con un buco nel proprio bilancio corrispondente a circa 2 milioni (2,4 milioni di euro, più o meno).
Un critico ha scritto una frase perfetta per definire la serie: "Facciamo una prova, togliamo a Taboo tutti i tatuaggi, tutti i grugniti, tutte le cicatrici, tutti i flashback e le sequenze oniriche. Togliamo cioè il coniglio dal cilindro e guardiamoci dentro, cerchiamo il peso degli oggetti oltre il trucco del prestigiatore: cosa resta?"
Delaney è un personaggio molto interessante purtroppo esageratamente stilizzato in modo da renderne ogni gesta qualcosa di iniziatico e profetico, quando invece proprio il plot narrativo con la serie di domande e misteri che lascia aperti cerca un assist finale in un climax che peraltro non è neppure un colpo di scena ma l'unica strada possibile.
Taboo vuole essere, già dal nome, così misterioso, segreto, magico e strano, così dannatamente meticoloso nella ricostruzione e nel dettaglio su ogni singolo personaggio da farci dimenticare presto la storia peraltro in un'antologia di episodi brevi.
Rimane visivamente molto affascinante e l'unica delusione è solo nella scrittura dove si poteva disegnare un intreccio più complesso e meno ramificato.


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