domenica 11 dicembre 2016

Transfiguration

Titolo: Transfiguration
Regia: Michael O'Shea
Anno: 2016
Paese: Usa
Festival: TFF 34°
Sezione: After Hours
Giudizio: 4/5

Milo è un moderno vampiro con rimorsi che lo bloccano e gli impediscono di dare sfogo ai propri istinti senza limitarsi al minimo indispensabile. Solo e taciturno, troverà il riscatto grazie ad una coetanea vicina di casa.

Cercare di essere originali su un tema così ampiamente abusato non è facile.
O'Shea alla fine ci è riuscito senza sensazionalismi estremi ma puntando su una storia complessa e narrativamente struggente. Un film come pochi che in una sorta di cinema di genere riesce a far quadrare molto bene il taglio sociale con la natura horror della vicenda.
Milo, un vampiro atipico di colore, ha una vita breve scandita dalla voglia e la curiosità di sbranare la vita il più voracemente e velocemente possibile in uno stato d'animo catatonico difficile da decifrare e un isolamento esistenziale attuale e realistico di pari passo con il passato traumatico. L'incontro con Sophie rappresenta la scoperta della sessualità, di se stesso, del mondo attorno a lui. L'amore diventa il tornaconto per tutti i mali e per la possibilità di riscattarsi dalle sue colpe e dalle tensioni razziali che esplodono nell'ambiente decadente.
E' un horror post-contemporaneo urbano e metropolitano. Un mix tra LASCIAMI ENTRARE e ADDICTION ricordando per certi aspetti e vagamente LA CASA NERA e WAMPYR di Romero per il taglio sociale al tema del vampirismo.
Con un finale amarissimo in cui la vittima sacrificale sceglie il proprio destino cercando una redenzione sua e di chi gli sta attorno e alcune potenti scene d'effetto, Transfiguration continua come altri suoi contemporanei a sviluppare il concetto del vampiro, conferendogli complessità.
Un film minimale girato con cura che segue passo per passo un giovane protagonista davvero adatto nella parte.



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