Titolo: Los Decentes
Regia: Lukas Valenta Rinner
Anno: 2016
Paese: Austria
Festival: TFF 34°
Sezione: Torino 34°
Giudizio: 3/5
Una donna si presenta ad un casting per
essere assunta come cameriera in una casa di lusso in una zona
residenziale nella periferia di Buenos Aires, abitata da famiglie
dell'alta borghesia, vale a dire, da persone "decenti". Ma
dall'altra parte della barricata, c'è un'altra comunità dai
precetti radicalmente diversi: una congregazione di nudisti, che si
dimentica dei canoni sociali quanto a classe e, soprattutto, a
"decenza", per abbracciare la liberazione mentale e
sessuale in comunione con la natura. E la donna viene, naturalmente,
rapidamente attratta dal richiamo di quest'oasi.
Il secondo
film del giovane regista argentino è un film che racconta sotto
certi aspetti una lotta di classe, ancora argomento pregnante in
Argentina, sfruttando un paradosso molto interessante che riesce a
diventare durante l'arco della narrazione il vero motore che riesce a
conferire atmosfera e mistero al film. Un paradosso, il passaggio
segreto dove Belen vive entrambi i mondi entrando in contatto da un
lato con la borghesia di un nucleo familiare particolarmente
fastidioso, dall'altro una comunità di nudisti che si sdraiano al
sole, fanno bagni solitari o collettivi, praticano il sesso tantrico,
a due, in ammucchiata, eterosessualmente, omosessualmente, come
capita, con chi capita. Una di quelle comunità neopagane tra
movimenti nudisti tedeschi del primo Novecento e frikkettonismi
californiani anni Settanta, chissà come incistatatasi in quella
parte di Argentina.
Dunque nudisti contro borghesi in
questa nuova lotta di classe che sembra interessare al regista con
messaggio anarcoide-ribellistico da vecchio cinema di contestazione e
sovversione anni Settanta
(un surreal-latinoamericana) e le
atmosfere di una imminente distopia, la violenza che può scoppiare
anche dove il livello di sicurezza è più alto, la segmentazione
delle città in zone chiuse e non comunicanti. Purtroppo tutta
l'ansia e il nervoso che Belen trattiene sembra evolversi e
allargarsi anche al resto della comunità per la preparazione molto
grottesca di un climax finale un po troppo veloce in questo gioco al
massacro che ricorda la caccia alla volpe.
Un film che volutamente non è mai
inquietante ma grazie all'uso delle inquadrature fisse e di queste
composizioni simmetriche che passano da un estremo all'altro risulta
seppur lento e con dei dialoghi ridotti all'osso, visivamente molto
curato e con diversi riferimenti letterari e cinematografici.
Un film che forse girato dallo stesso
regista con più esperienza e maturità avrebbe giovato all'opera e a
tutta la contestazione, che seppur datata, poteva provocare e
smuovere di più.
Nessun commento:
Posta un commento