Titolo: Stereo
Regia: Maximilian Erlenwein
Anno: 2014
Paese: Germania
Giudizio: 2/5
Erik ha un negozio di riparazioni di moto in una piccola e tranquilla cittadina. Tutto nella sua vita sembra filare liscio e il rapporto con la nuova fidanzata Julia lo rende felice. Anche la piccola figlia Linda si sente a sua agio fino al giorno in cui l'arrivo del misterioso Henry spezza ogni idillio.
Erik tenta di sbarazzarsi di Henry ma senza riuscirvi, quando la minaccia di un gangster che mette in pericolo la vita di Julia lo costringe a provare a fidarsi del nemico.
E'un peccato che Stereo nonostante alcune trovate interessanti sia un film così limitato e scontato.
Un vero e proprio delirio che sembra per certi versi accompagnare la filmografia tedesca spaccata da alcuni film straordinari e altri che lasciano increduli e perplessi.
Stereo non sembra avere mai una coerenza narrativa per più di venti minuti con una trama dettata da scelte incomprensibili e quasi autolesioniste piena di dialoghi stereotipati che traumatizzano lo spettatore per i primi dieci minuti, poi come sempre il rischio diventa quello di essere assuefatti per notarli. Un plot che scivola rapidamente in un crescendo di scelte che sfuggono e non trovano mai una coerenza, virando nell’assurdo e nel già visto che, unita alla sovrabbondanza di cliché di cui sopra, rende il film da dimenticare.
L'incidente scatenante dell'incubo che si rivela una vera ossessione poi andava combinato meglio altrimenti sembra un'altra copiatura da film ben più strutturati e famosi.
Poi tra l'altro le prime manifestazioni di Henry sopra i camper in campi deserti sembra l'apologia del non-sense.
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