Titolo: Boy and the Beast
Regia: Mamoru Hosoda
Anno: 2015
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5
Ren perde la madre per un incidente
dopo aver perso il padre in seguito al divorzio dei genitori. Di
fronte alla prospettiva di essere affidato agli odiati zii, il
ragazzo fugge per le strade di Shibuya finché non attira
l'attenzione di un animale bipede, misterioso e parlante. Il suo nome
è Kumatetsu ed è una delle Bestie (bakemono) più potenti di
Jutenkai, un mondo parallelo a Shibuya e popolato solo da animali
antropomorfi. Senza rimpianti per il mondo degli uomini, Ren sceglie
di crescere tra le creature, imparando l'arte della lotta dal
formidabile Kumatetsu.
In The Boy and The Beast esistono due
mondi, o per meglio dire, dimensioni.
In una vi abitano gli esseri umani,
nell’altra le bestie. È pericoloso che gli abitanti della prima
varchino i confini della seconda, poiché l’uomo, a differenza
della bestia, può essere colto dal potere delle tenebre, che è un
modo come un altro per dire che può commettere azioni turpi.
Una verità che tutti conoscono lì
dove non ci sono uomini, i quali perciò vengono visti come portatori
di squilibrio.
Boy and the beast è finora il film più
bello della già interessantissima filmografia del maestro
dell'animazione Mamoru Hosoda. Un film che pur costellato da numerosi
limiti e scelte che si rivelano disfunzionali riesce e cresce
diventando una parabola di vita, un film di formazione e di nuovo una
galleria di personaggi e intuizioni originali.
Gli archetipi trattati all'interno
dell'opera sono abbastanza abusati ma riescono ad essere tanti e
miscelati in modo funzionale anche se ogni tanto si rischia di
annegare nelle emozioni umane e il sentimentalismo fa capolino come
in molte opere d'animazioni nipponiche e che trattano il percorso di
formazione che prevede un'educazione attraverso le arti marziali
(cosa che nel mondo asiatico coincide con un’educazione morale ed
spirituale) fino all’adolescenza.
Come per Miyazaki anche qui la
sceneggiatura e il soggetto vanno al di là del classico film per
bambini, trattando temi decisamente adulti, e mascherandoli con un
velo di comicità
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