Titolo: Figlio di Saul
Regia: Laszlo Nemes
Anno: 2015
Paese: Ungheria
Giudizio: 5/5
Protagonista del film è Saul
Ausländer, membro dei Sonderkommando di Auschwitz, i gruppi di ebrei
costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio degli altri
prigionieri. Mentre lavora in uno dei forni crematori, Saul scopre il
cadavere di un ragazzo in cui crede di riconoscere suo figlio.
Tenterà allora l’impossibile: salvare le spoglie e trovare un
rabbino per seppellirlo. Ma per farlo dovrà voltare le spalle ai
propri compagni e ai loro piani di ribellione e di fuga.
La Shoa nel cinema è stata
rappresentata più volte.
I successi più grossi li ha avuti
sicuramente in campo commerciale con una miticizzazione e una
spettacoralizzazione del tema con Spielberg e Benigni.
Poi di colpo arriva Nemes con la sua
opera prima.
Regista ungherese di nemmeno
quarant'anni, che ha avuto parte della famiglia assassinata ad
Auschwitz, gira e dimostra un talento e un linguaggio nuovo che
riesce a dare una diversa e ancora più inquietante prospettiva
sull'immagine del genocidio.
Il figlio di Saul è un film terribile
e sconvolgente, forse uno degli unici in grado di far emergere la
brutalità e l'assenza di umanità presenti nei lager.
Un film che grazie al suo protagonista
indaga e mostra un aspetto forse poco noto quello dei Sonderkommando,
i prigionieri addetti ad assistere i boia nel massacro degli altri in
attesa del proprio, dunque un girone infernale atroce in uno spazio,
quello di Auschwitz-Birkenau che non viene mai nominato, ma che crea
immediatamente un clima claustrofobico.
Un autore che insegue il primo piano
del protagonista e lascia sullo sfondo, confusa, la visione
dell’orrore, a volte senza nemmeno una perfetta messa a fuoco per
creare ancora più disordine e caos per Saul e per lo spettatore che
cercano solo di mettersi in salvo senza poter mai aiutare il
prossimo.
Infine la possibilità di trovare una
pace interiore, facendo un gesto e aggrappandosi disperatamente con
la morte sul collo, ad un piccolo gesto che possa infine liberarlo.
"Hai sacrificato i vivi per
sotterrare un morto" dice un prigioniero al medico che aiuta
Saul a nascondere il corpo del figlio.
Ma sarà veramente il figlio? Saul ad
un altra domanda simile risponde "Siamo già morti" e da lì
inizia il suo calvario in una rappresentazione e giocando in modo
sublime sulla gestione degli spazi.
In più il film è uno dei pochi che
mostra uno sporadico tentativo di ribellione contro le SS da parte
dei Sonderkommando.
Uno dei film più terribili e allo
stesso tempo migliori mai fatti sul tema.
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