martedì 10 febbraio 2015

Birdman

Titolo: Birdman
Regia: Alejandro Gonzales Inarritu
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Riggan Thompson è una star che ha raggiunto il successo planetario nel ruolo di Birdman, supereroe alato e mascherato. Ma la celebrità non gli basta, Riggan vuole dimostrare di essere anche un bravo attore. Decide allora di lanciarsi in una folle impresa: scrivere l'adattamento del racconto di Raymond Carver Di cosa parliamo quando parliamo d'amore, e dirigerlo e interpretarlo in uno storico teatro di Broadway. Nell'impresa vengono coinvolti la figlia ribelle Sam, appena uscita dal centro di disintossicazione, l'amante Laura, l'amico produttore Jake, un'attrice il cui sogno di bambina era calcare il palcoscenico a Broadway, un attore di grande talento ma di pessimo carattere. Riuscirà Riggan a portare a termine la sua donchisciottesca avventura?

Birdman, l’ultimo film di Inarritu, è prima di tutto una commedia, quindi per forza qualcosa di atipico che andrà a scavare verso territori inesplorati per un regista scomodo che non si è mai cimentato con questo genere.
In questo caso il rischio è alto e i vettori su cui il regista punta tutto sono la recitazione e una struttura atipica, nonché una critica importante circa l’ego che investe in forma diversa ognuno di noi e poi la vita, vista come un palcoscenico teatrale.
Inarritu aggiunge sempre un mattoncino di maturità e rigorosa ricerca nel suo cinema.
Birdman è il film più complesso dal punto di vista tecnico, e difficile per la fruizione legata ad un montaggio e a delle musiche assolutamente spiazzanti e inusuali, che portano sempre di più verso un assurdo di imprevisti e situazioni portate alle estreme conseguenze.
Sembra prendersi gioco alle volte del pubblico, semplicemente azzerando alcune regole, che come un copione, potrebbero essere improvvisate,  mentre invece nascondono un’importante struttura e coerenza che converte verso un finale ipnotico e onirico lasciato in mano al suo anti-eroe (l’unico Batman che sia mai esistito ovvero Keaton e le sue sopracciglia).
Un film anticonvenzionale proprio perché insegue, come capita nei corridoi infiniti,  e usa tantissimo i piani sequenza all'interno dei quali gli attori recitano senza interruzioni come su un palcoscenico, entrando e uscendo continuamente dal teatro in cui si svolge prevalentemente l'azione e dentro e fuori i camerini, i corridoi, il backstage del teatro stesso (mondo apprentemente ordinario) a differenza della strada (mondo straordinario)
In un gioco continuo di immagini rifratte attraverso specchi e spiragli e scontri aperti tra attori e produzioni (nonchè agenti fuori di testa) e con dei dialoghi che nella loro apparente semplicità conquistano –Gli attori non hanno dignità- o ancora –Confondi l’amore con l’ammirazione-

Ed è qui che il film trova alcuni passaggi davvero emozionanti e soprattutto dà la possibilità al cast di cimentarsi in qualcosa di atipico, come la straordinaria performance di Norton e il sopracitato Keaton. Infine non pensavo di farmi così tanto delle grasse risate per come viene presa in giro la macchina hollywoodiana nella fattispecie dei super-eroi e degli Avengers, mentre invece per assurdo, si possono trovare delle somiglianze con lo ZEBRAMAN del genio Miike Takashi e infine la scena di corsa in mutande attraverso Time Square, con cui Keaton riesce ad ottenere un numero spropositato di click su youtube e maggior popolarità dello stesso spettacolo teatrale che sta mettendo in scena. Così come non ha prezzo il ruolo mediatico in una società che sempre più vende solo fumo e goliardate. Inarritu conferma di avere un talento straordinario e di essere sempre continuamente alla ricerca i forme e sperimentazioni intense e mai banali.

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