Titolo: Birdman
Regia: Alejandro Gonzales Inarritu
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Riggan Thompson è una star che ha raggiunto il
successo planetario nel ruolo di Birdman, supereroe alato e mascherato. Ma la
celebrità non gli basta, Riggan vuole dimostrare di essere anche un bravo
attore. Decide allora di lanciarsi in una folle impresa: scrivere l'adattamento
del racconto di Raymond Carver Di cosa parliamo quando parliamo d'amore, e
dirigerlo e interpretarlo in uno storico teatro di Broadway. Nell'impresa
vengono coinvolti la figlia ribelle Sam, appena uscita dal centro di
disintossicazione, l'amante Laura, l'amico produttore Jake, un'attrice il cui
sogno di bambina era calcare il palcoscenico a Broadway, un attore di grande
talento ma di pessimo carattere. Riuscirà Riggan a portare a termine la sua
donchisciottesca avventura?
Birdman, l’ultimo film di Inarritu, è prima di
tutto una commedia, quindi per forza qualcosa di atipico che andrà a scavare
verso territori inesplorati per un regista scomodo che non si è mai cimentato
con questo genere.
In questo caso il rischio è alto e i vettori
su cui il regista punta tutto sono la recitazione e una struttura atipica,
nonché una critica importante circa l’ego che investe in forma diversa ognuno
di noi e poi la vita, vista come un palcoscenico teatrale.
Inarritu aggiunge sempre un mattoncino di
maturità e rigorosa ricerca nel suo cinema.
Birdman è il film più complesso dal punto di vista tecnico, e difficile per la
fruizione legata ad un montaggio e a delle musiche assolutamente spiazzanti e
inusuali, che portano sempre di più verso un assurdo di imprevisti e situazioni
portate alle estreme conseguenze.
Sembra prendersi gioco alle volte del
pubblico, semplicemente azzerando alcune regole, che come un copione,
potrebbero essere improvvisate, mentre
invece nascondono un’importante struttura e coerenza che converte verso un
finale ipnotico e onirico lasciato in mano al suo anti-eroe (l’unico Batman che
sia mai esistito ovvero Keaton e le sue sopracciglia).
Un film anticonvenzionale proprio perché
insegue, come capita nei corridoi infiniti,
e usa tantissimo i piani sequenza all'interno dei quali gli attori
recitano senza interruzioni come su un palcoscenico, entrando e uscendo
continuamente dal teatro in cui si svolge prevalentemente l'azione e dentro e
fuori i camerini, i corridoi, il backstage del teatro stesso (mondo
apprentemente ordinario) a differenza della strada (mondo straordinario)
In un gioco continuo di immagini rifratte
attraverso specchi e spiragli e scontri aperti tra attori e produzioni (nonchè
agenti fuori di testa) e con dei dialoghi che nella loro apparente semplicità
conquistano –Gli attori non hanno dignità- o ancora –Confondi l’amore con
l’ammirazione-
Ed è qui che il film trova alcuni passaggi
davvero emozionanti e soprattutto dà la possibilità al cast di cimentarsi in
qualcosa di atipico, come la straordinaria performance di Norton e il
sopracitato Keaton. Infine non pensavo di farmi così tanto delle grasse risate
per come viene presa in giro la macchina hollywoodiana nella fattispecie dei
super-eroi e degli Avengers, mentre invece per assurdo, si possono trovare
delle somiglianze con lo ZEBRAMAN del genio Miike Takashi e infine la scena di
corsa in mutande attraverso Time Square, con cui Keaton riesce ad ottenere un
numero spropositato di click su youtube e maggior popolarità dello stesso
spettacolo teatrale che sta mettendo in scena. Così come non ha prezzo il ruolo
mediatico in una società che sempre più vende solo fumo e goliardate. Inarritu
conferma di avere un talento straordinario e di essere sempre continuamente
alla ricerca i forme e sperimentazioni intense e mai banali.
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