Titolo: Magic in the Moonlight
Regia: Woody Allen
Anno: 2014
Paese: Francia/Usa
Festival: TFF 33°
Giudizio: 3/5
La storia di un mago del palcoscenico negli anni Venti del Novecento, la cui fiducia nel mondo empirico è messa alla prova da una giovane donna molto attraente che sostiene di essere una medium.
Allen sembra ancora in ottima forma.
Certo si è ben distanti dall'ultima vera chicca regalataci dal regista newyorchese che era MATCH POINT ma il ritorno in Francia e le location della rivierasca provenzale, sono solo alcuni degli elementi che portano la sua ultima commedia ad essere un compendio di leggerezza e romaticismo, giocando sempre sul tema che maggiormente sta a cuore al regista ovvero la scelta.
Che la sparizione è soltanto un'illusione prodotta da un prestigio l'avevamo già scoperto nella sua precedente filmografia, ma la riflessione che Allen mostra è riferita alla maschera di Stanley Crawford, scorbutico ed arrogante, che incontrando un suo simile, crolla proprio perchè scopre come la suggestione possa ingannare e proteggere ma alla fine viene sempre sgominata dalla ragione.
Un film che non dimentica mai come ad esempio la religione rappresenti un assurdo (la scena in cui Stanley prega per ritrovare la ragione, per poi subito dopo rendersi conto dell'assurdità del suo gesto la dice lunga) o forse un'illusione che può essere nascosta o portata su un palco come arma per sorprendere il pubblico.
Dal punto di vista tecnico il film è impeccabile, con una fotografia (affidata di nuovo al Darius Khondji dei suoi ultimi film romani e parigini) che lascia spiccare i colori e l'aura della giovane visionaria su sfondi spesso volutamente sfocati.
Infine vero e falso, fiaba e trucchi si mescolano in una difesa delle illusioni e della scelta di affidarsi ai sogni, ancorche' falsi, come contrappasso al dogma religioso che non lascia scampo.
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