Titolo: Kings of Pigs
Regia: Yeun Sang-Ho
Anno: 2012
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5
In un raptus di follia Kyung-min, che ha appena fatto fallire il suo business, uccide sua moglie. Come nulla fosse subito dopo il fatto, senza un apparente motivo, decide di contattare ed invitare fuori per cena un suo ex amico e compagno di scuola della scuola media, Jong-suk, che non vede da 15 anni. I due passano la serata a rievocare i tempi della scuola, quando erano facile preda delle angherie di un gruppo di bulli, e quando loro unico amico e difensore era un ragazzino disagiato, Kim Chul, dalla vita segnata e dal destino tragico.
L'animazione insegna che spesso può essere sfruttata proprio per gli eccessi di violenza edulcorandola con tinte molto accese come nel caso dell'opera prima del regista coreano.
Se da un lato la violenza all'interno delle scuole viene accettata quasi come un passaggio e un rituale, dall'altro si assiste anche ad un viaggio di formazione della violenza, dove purtroppo il regista in alcuni punti esagera, soprattutto in una scena in cui viene brutalmente pugnalato un gattino con una colonna sonora di urla davvero impressionanti.
Da questo punto di vista, seppur il lungo ha una interessante scelta di stile giocando tutto sulle sproporzioni dei personaggi, dall'altro sembra che al regista spesso sfugga il controllo di dove possa essere messo un limite come nella scena citata prima.
Impressionante è anche la violenza nei confronti della donna, soprattutto nella parte iniziale dove viene scandita anch'essa, con emblematica violenza per poi essere quasi subito dimenticata dal protagonista.
Proprio l'asciuttezza e la minimalità dei gesti dei personaggi, danno ancora più da pensare sull'alienazione totale vissuta da questi personaggi, intrappolati in un vortice da cui non sembra possano uscire, ma anzi ingigantendo proprio le sofferenze e facendole esplodere in tutta la loro virulenza.
Una società, quella coreana, in cui, paradossalmente, ad essere i bulli sono i bravi studenti piuttosto che quelli "cattivi" e disadattati.
Da questa dicotomia di buoni e cattivi nasce il forte simbolismo della pellicola.
Il "pig" anzi i "pigs", diventano coloro incapaci di fare qualcosa di buono, a differenza dei forti, i bravi studenti, "i cani", come nella bellissima e onirica scena del film.
Nessun commento:
Posta un commento