Titolo: Biutiful
Regia: Alejandro Gonzales Inarritu
Anno: 2010
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Uxbal ha due figli Ana e Mateo che ama profondamente e una moglie, Marambra, con la quale c'è un rapporto conflittuale che li spinge a separazioni e a tentativi di riappacificamento. Uxbal vive di manodopera clandestina che sopravvive ammassata in tuguri (i cinesi) o cerca di far crescere il proprio figlio in condizioni comunque estremamente precarie come l'africana Ige. Uxbal si trova a confronto con la morte anche di minorenni. Uxbal attende la morte, la sua. Uxbal ha un cancro che gli lascia poco da vivere.
Biutiful è un dramma lucido e potete.
Un film che sarebbe piaciuto ad alcuni nostri padri neorealisti e che in più, ha il merito di catturare una Barcellona mai così cupa e spettrale.
Inarritu è uno dei più brillanti e conosciuti registi messicani.
Beniamino dei festival, è riuscito fin dal suo esordio, a portare una sua idea autoriale di cinema molto efficace e poco incline alle regole commerciali.
Biutiful sembra essere l'ennesima conferma e il film manco a farlo apposta sembra disegnato apposta su Bardem, contenuto e in grado di regalare una commovente interpretazione.
Uno dei principali segnali di cambiamento del regista, è proprio quello di non giocare troppo sul montaggio serrato, seguendo così ancora di più i suoi personaggi che sembrano fantasmi in cerca di sopravvivenza e dovendosi scontrare con tutte le difficoltà e i problemi della post-contemporaneità.
Forte a tratti può sembrare troppo lento ma questa peculiarità è indispensabile per entrare nell'anima dei personaggi che tratteggia, Biutiful sembra, nemmeno a farlo apposta, forse il film più ambizioso (proprio nella sua semplicità e difficoltà di mantenere un ritmo solido e drammatico) e personale del regista. Tutta la parte sviluppata sui Tuguri e lo sfruttamento dell'immigrazione è di una contemporaneità incredibile, sopratutto quando fugge dalle logiche commerciali.
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