Regia: Charlie Kaufman
Anno: 2008
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Caden Cotard, regista teatrale fresco del successo ottenuto grazie alla messa in scena di Morte di un commesso viaggiatore, si prepara ad affrontare la preparazione della sua nuova opera che prevede addirittura la ricostruzione di una New York a grandezza naturale all'interno di un magazzino di Manhattan. Nel frattempo deve anche gestire i difficoltosi rapporti con le donne della sua vita.
Personale e con svariate licenze poetiche, il primo e importante film di Kaufman, da lui scritto e sceneggiato, fa parte di quelle opere molto più intellettuali di quello che vorrebbero essere, pagando tuttavia la difficoltà di non poter fare aderire tutta la summa di temi e significati in modo semplice e sempre perfettamente fruibile.
Kaufman era già riuscito a inquadrare perfettamente Hoffman e farlo aderire in modo semplice e quasi possiamo dire spontaneo alle sue richieste, con una performance che dovesse articolare nevrosi, ansie e nuovi disturbi, delinenando un personaggio molto complesso e multisfaccettato.
Da questo punto di vista il contributo è quello di aver reso un personaggio umanamente ed eticamente fantastico, oltre che reale, ma al contempo misurato e vittima delle sue stesse nevrosi, ansie e paure più profonde.
L'idea di creare tutta questa galleria di contenuti e sfaccettature su un regista teatrale, diventa davvero funzionale, soprattutto quando l'eversività di Hoffman e la sua profonda complessità riescono a farlo diventate un personaggio affascinante come il nutrito numero di donne che convergono con lui rappresentando una prolungazione della sua complessità psicologica.
Synecdoche che ci restituisce in ritardo una delle più intense interpretazioni del compianto attore, è un film talmente potente, nella sua contorta complessità, da riuscire ad appiccicarsi alla pelle e alla mente dello spettatore, rimanendoci per giorni e giorni.
Kaufman era già riuscito a inquadrare perfettamente Hoffman e farlo aderire in modo semplice e quasi possiamo dire spontaneo alle sue richieste, con una performance che dovesse articolare nevrosi, ansie e nuovi disturbi, delinenando un personaggio molto complesso e multisfaccettato.
Da questo punto di vista il contributo è quello di aver reso un personaggio umanamente ed eticamente fantastico, oltre che reale, ma al contempo misurato e vittima delle sue stesse nevrosi, ansie e paure più profonde.
L'idea di creare tutta questa galleria di contenuti e sfaccettature su un regista teatrale, diventa davvero funzionale, soprattutto quando l'eversività di Hoffman e la sua profonda complessità riescono a farlo diventate un personaggio affascinante come il nutrito numero di donne che convergono con lui rappresentando una prolungazione della sua complessità psicologica.
Synecdoche che ci restituisce in ritardo una delle più intense interpretazioni del compianto attore, è un film talmente potente, nella sua contorta complessità, da riuscire ad appiccicarsi alla pelle e alla mente dello spettatore, rimanendoci per giorni e giorni.
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