Titolo: Population Boom
Regia: Warner Boote
Anno: 2013
Paese: Austria
Festival: Cinemambiente
Giudizio: 3/5
Fino a che punto è vero che il sovrappopolamento causerà danni al Pianeta? E soprattutto, siamo davvero così in tanti? Il viaggio del regista Warner Boote nei paesi sottosviluppati e tra i dati forniti dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale
Boote sembra un tipo simpatico. Viaggia moltissimo, sembra onnipresente ed è un fan dei festival che cerca di non perdersi in tutto il mondo. A Torino era interessante scoprire il motivo che lo ha portato alla realizzazione di questo documentario soprattutto quando forse ttti partivano con alcune idee, visto il titolo, e si sono visti trattare il tema in modo completamente diverso.
Già nel 1974 veniva redatto il “National Security Memorandum 200”, un documento che stigmatizza la necessità di un piano di controllo delle nascite per assicurare il benessere alla popolazione mondiale, partendo da paesi sottosviluppati come il Messico, l'India, il Bangladesh, il Pakistan, le Filippine e la Thailandia, solo per citarne alcuni. Così Boote cerca alcuni tra i rappresentanti più autorevoli, sparsi in tutto il mondo, e chiede, domanda, legge statistiche e cerca di capire se quello del sovraffollamento sia davvero un problema.
Secondo questo principio o parlando soltanto di dati relativi ad esempio alla densità demografica, L'Africa non è forse uno dei meno popolati? E che dire di alcune aree europee in cui la densità è altissima? Partendo da alcuni confronti e collegamenti si scoprono dei dati sorprendenti e lo stesso equilibrio sociale e abitativo non sembra poi così allarmante.
Infine la pianificazione famigliare.
Warner Boote per comprendere fino a quale punto la popolazione condivida l'idea che sia qualcun altro a controllare, per meri interessi economici o per il “benessere del mondo”, il numero dei membri di una famiglia. Si fa il caso della Cina. Con la politica del figlio unico il governo garantisce che le ricchezze siano maggiori all'interno di un nucleo familiare e che questo possiederà più potere in termini di possibilità di consumo: ma tra cinquanta anni, quanti giovani ci saranno ad aiutare i più anziani? È una società condannata a diventare più vecchia della sua storia. Oppure si passa in Africa: si parla di controllo delle nascite e di sovrappopolamento, ma le immagini di distese chilometriche di terre disabitate fa pensare a tutt'altro. Se c'è un'alta concentrazione demografica in pochi luoghi, è perché in quelli restanti gli abitanti non hanno diritto di accesso alla terra.
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