Titolo: Joe
Regia: David Gordon Green
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Joe è un cinquantenne che ha fatto molti sbagli nella vita. Collerico e a volte intrattabile, ha tuttavia una sua particolare condotta morale e apprezza e riconosce il valore del duro lavoro. Dirige una squadra di boscaioli, vivendo un'esistenza piuttosto grigia ai bordi di un paesino texano. Ma l'incontro con Gary, un volenteroso ragazzino deciso a migliorare le condizioni di vita sue e della sorella, lo porterà ad assumere il ruolo, assolutamente inaspettato, di padre putativo. Perché in un contesto sociale disperato, nel quale non c'è limite al degrado, anche i 'role model' più improbabili possono avere un valore distintivo e salvifico.
David Gordon Green pensavo che ormai si fosse perso dietro filmetti inutili e spocchiosi, invece dopo il convincente PRINCE AVALANCHE, ritorna a raccontare le storie che più gli piacciono.
Joe non è un brutto film anzi è un racconto di formazione tra bifolchi e schemi apparentemente comuni a un nutrito manipolo di film indi americani usciti negli ultimi anni e che mi hanno profondamente conquistato soprattutto quando sposano una certa narrazione redneck incline ai romanzi di Landsdale e compagnia varia (difficile comunque dopo alcune chicche come MUD e PAPERBOY).
Uno dei punti forti del film sono la recitazione, sia Cage che Sheridan danno il meglio creando una buona catarsi e una buona intesa che prosegue per tutto l'arco del film.
Purtroppo Joe trova il suo limite principale proprio nell’essere l’ennesima versione di una vicenda oramai archetipica, nel suo scegliere un classicismo espositivo rispetto ad uno schema solido ma abbondantemente battuto. E se è vero che l’originalità a tutti costi non deve essere un valore, Green cerca di non farlo dimenticare allo spettatore creando continuamente suggestive scene e trova nelle location dei luoghi impervi e funzionali alla narrazione.
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