Titolo: Devil's Knot
Regia: Atom Egoyan
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
A West Memphis un gruppo di bambini scompare sulla strada del ritorno da scuola a casa. Le ricerche della polizia portano all'orrenda verità: i bambini sono stati seviziati e uccisi. Sulla cittadina cala l'orrore e si scatena la caccia al colpevole, individuato dalle forze dell'ordine in tre ragazzi amanti del metal e di rituali vicini alla stregoneria. Un investigatore privato indaga sul caso e, resosi conto dell'inconsistenza delle prove a carico dei ragazzi, decide di aiutare i loro avvocati a salvarli dalla pena di morte.
Colin Firth è un ostaggio nelle mani di una sceneggiatura che non và avanti e soprattutto nelle mani di un film che non prosegue.
Un'inchiesta giornalistica con lo stile minimale e particolare del regista che tende a prendere le misure da un giudizio finale, rimandendo invischiato in tante teorie diverse, finendo per diventare un superficiale collante senza un significato preciso.
Difficile decreatare se il risultato in questi termini fosse del tutto voluto e funzionale allo stile di narrazione del regista.
Fino a prova contraria nè è un chiaro esempio. Un film che sembra debba partire senza mai farlo veramente e lasciando il ruolo di Ron, esattamente come il pubblico, fermo e inerme ad osservare, farsi la propria idea, ben consapevole di rimanere solo una figura di sfondo.
Il concetto è quello di lasciare la strada aperta a ipotesi e congetture.
Alla fine ognuno si fa un'idea, chi nelle sette sataniche, chi nel male in persona, e chi nella crudeltà insita nei giovani di oggi, depressi e in balia di ogni sistema simbolico organizzatore di senso.
Ron alla fine dice una cosa sensata ovvero che pulire il sangue con altro sangue, soprattutto la pena di morte nel caso di alcuni ragazzini, non porta a nulla di fatto e la confessione di uno di loro, reo di essere innocente ma di non voler testimoniare contro un amico, rende il grado di giustizia e le motivazioni di un giudice, che assomiglia a Ben Giurion, davvero sconcertanti.
In particolare poi nel caso di Fino a prova contraria i documentari sono addirittura quattro: tale è stato lo shock per la vicenda dei West Memohis Three - così sono stati ribattezzati i presunti colpevoli di omicidio - e per la sua sbrigativa risoluzione giudiziaria da spingere Joe Berlinguer e Bruce Sinofsky a girare PARADISE LOST, indagine sui fatti occorsi tesa a dimostrare l'innocenza dei ragazzi condannati a morte. Un successo clamoroso che ha portato a due sequel e alla riapertura del caso (l'ultimo episodio è sulla definitiva scarcerazione dei tre), prima che anche Peter Jackson si muovesse per produrre la sua versione dei fatti,WEST OF MEMPHIS, affidata alla regia di Amy Berg.
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