Titolo: Pusher 2
Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2004
Paese: Danimarca/Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Tonny è sopravvissuto al violento pestaggio ad opera di Frank ed è successivamente finito in carcere. Quando esce cerca di reinserirsi nel giro del crimine cercando lavoro presso suo padre, soprannominato Il Duca. Costui è al centro di un giro di auto rubate e non ha mai smesso di disprezzare il figlio. Intanto Tonny apprende che una donna con cui ha avuto rapporti (ma che nel contempo ha coltivato numerose relazioni) lo ritiene il padre di suo figlio.
L'idea interessante del secondo capitolo della saga di Refn è che riprende esattamente da dove avevamo lasciato Tonny, dopo il pestaggio di Frank con una mazza da baseball.
A differenza di Frank, Tonny non è in grado di fare nulla, assolutamente inaffidabile e completamente bruciato dalla cocaina.
Le sue scelte non potranno che essere solo drammatiche e risultare quasi sempre spiacevoli, portandolo da un eccesso all'altro e mettendo a dura prova la sua sporca pellaccia.
Il tema della paternità negata con un figlio avuto da una puttana e un padre che lo respinge non è affatto male e propone delle intuizioni che il regista inserisce in modo mai banale o troppo eccessivo (trasgressivo sì però).
Refn calca la mano quando dipinge proprio (e la riuscita qui c'è tutta) quel conflitto interiore tra accettazione/rifiuto, esagerazione/privazione e infine la difficoltà forse maggiore, ovvero quella di riuscire a provare dei sentimenti diversi dall'odio, dalla sopraffazione e dalla violenza.
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