Titolo: Counselor
Regia: Ridley Scott
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
A Juarez tre affaristi della malavita e un avvocato implicato nei traffici del cartello della droga locale subiscono gli effetti del furto di una partita di droga. Mentre i signori della malavita locale sono a loro agio con i meccanismi di una vita in cui la morte è un'opzione che si può realizzare da un momento all'altro, l'avvocato vive e ama come una persona normale, senza curarsi dei rischi della sua professione. Per sua sfortuna coincidenza vuole che in passato abbia avuto tra i suoi clienti proprio il responsabile del furto, di conseguenza lui e tutti quelli a lui vicini sono diventati il prossimo obiettivo della repressione operata dal cartello.
Come per il film di Stone tratto dal bel libro di Don Winslow, anche in questo caso è bastato un solo ingrediente a far diventare insipido un bellissimo lavoro e tante aspettative per uno dei film più attesi dal botteghino.
L'ingrediente dannoso si è rivelato lo script forse ancora una volta non adattato molto bene del grande McCarthy. La favola moderna è cinica al punto giusto, i dialoghi a volte interiorizzano tutto il marcio e l'impossibilità di non farsi corrompere o sapere di essere sempre stati corruttibili,è tutto in fondo sembra inseguire gli interessi, i soldi e la figa.
Alcuni personaggi sono perfetti come quello del cow-boy Westray, mentre altri sono davvero allarmanti per i clichè con cui sono stati partoriti, ovviamente parlo di Reiner interpretato da Bardem, mentre altri ancora sono assolutamente perfetti e caratterizzati bene come Malkina, la pantera Diaz, anche in questo caso sembra davvero esagerata nella caratterizzazione ( e non parlo della scena in cui si scopa il parabrezza della macchina).
Scott è un buon mestierante, il cast c'è tutto, alcune scene sono assolutamente deliziose come quella del collare e si potrebbe continuare ancora a trovare location suggestive e ammiccamenti che tanto ci piacciono, oltre che personaggi elegantissimi e uno stile portato ai limiti dell'eccesso.
Eppure rimane quella strana e dubbiosa impressione di fondo che forse la rende bene Fassbender con quel sorrisino che cerca sempre di anticipare tutto e tutti, quando invece non si rende conto che è un pesciolino rosso in un mare di squali. Ecco non so bene se in questo film il pesciolino è stato Scott o McCarthy. Quello che più mi allarma è che se alcuni tra i registi di fama mondiale rimasta, non danno più risalto alla storia ma invece agli accessori, si rischia di vedere tanti film come questo e quando poi si scopre che piacciono tanto al di là della storia allora siamo rovinati.
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