lunedì 9 dicembre 2013

Passione di Erto

Titolo: Passione di Erto
Regia: Penelope Bortoluzzi
Anno: 2013
Paese: Francia/Italia
Festival: TFF 31°
Giudizio: 2/5

Erto, un paese delle Alpi friulane. Nella sua valle impervia viene costruita alla fine degli anni Cinquanta la diga del Vajont, all'epoca la più alta del mondo. Nel 1963 un versante del monte Toc precipita nel lago artificiale della diga, provocando un'ondata che uccide quasi 2000 persone. Dall'altro lato della valle, di fronte a quel monte, gli Ertani non hanno mai smesso, prima e dopo la catastrofe, di mettere in scena la Passione di Cristo. Ogni anno, da tempo immemorabile, la sera del venerdì santo un Cristo ertano viene tradito, condannato e crocifisso, mentre la Storia va avanti con le sue costruzioni e distruzioni, le sue vittime e i suoi sopravvissuti, i suoi calvari reali e immaginari.

Quando un documentario annoia i giovani e gli anziani che sembrano conoscere i fatti di cui si parla, allora forse vuol dire che qualcosa manca al lavoro svolto.
Bortoluzzi parla di Erto, della tragedia verificatasi del Vajont, dell'attuale situazione degli Ertani, delle false promesse della classe politica, tutto quanto attraverso la messa in scena di una processione della passione di Cristo su cui il titolo del documentario intreccia gli elementi.
Quando la tradizione diventa così importante da diventare icona per un paese (la troupe straniera che si interessa e manda la televisione a documentare quello che sta succedendo e le fasi organizzative) allora anche le vite dei suoi membri sembrano accendersi.
Il lavoro di Bortoluzzi però facendo luce su tanti elementi non sembra prediligerne nessuno se non quello della fase preparatoria e dei dialoghi tra Giuda e Cristo.
Se è vero che ci sono anche dei buoni elementi (il parroco che sgrida gli attori dunque gli abitanti perchè non seguono esattamente i dialoghi ma a volte improvvisano o arrivano in ritardo alle prove o arrivano bevuti come a dimostrare che ci deve essere sempre qualcuno nelle istituzioni che rompe le palle) dall'altro sembra far luce sulle solite quattro facce che anche loro come il pubblico sembrano interrogarsi sul perchè e su come la loro piccola comunità esercita un certo tipo di fascino forse solo agli occhi di Dio e di qualche televisione straniera.



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