Titolo: Moebius
Regia: Kim ki-duk
Anno: 2013
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5
Dopo l'ennesimo tradimento del marito la moglie tenta di evirarlo senza successo. Finisce invece per evirare il figlio e poi fuggire, scatenando una reazione a catena incontrollabile. Il padre tenta in ogni modo di restituire una sessualità al ragazzo, nel frattempo vittima di ogni genere di abuso da parte dei coetanei, fino a far trapiantare il proprio pene nel corpo del figlio. Ma la madre intanto ritorna a casa e la tragedia familiare si aggrava ulteriormente.
Evirazioni, torture, sequenze sadomaso e castrazioni chimiche o compiute tramite armi da taglio o armi da fuoco sono gli accessori di questo intenso film.
Kim ki-duk è un folle, un mezzo genio, capace di travagliare tutta la sua filmografia e dare prova a se stesso, alla critica e agli opinionisti di essere uno dei registi più prolifici,violenti e allo stesso tempo poetici in tutto l'Oriente.
Non a caso è tra i più famosi dei registi della Corea del Sud.
Quando leggi che questo film, che fondamentalmente contamina molte delle sue tematiche facendone un cocktail e portando tutto all'eccesso, già potresti cercare di capire che cosa potrebbe attenderti. Quando leggi che il film ha dovuto affrontare tre gradi di giudizio censorio e uscirà con numerosi tagli in patria, immediatamente ti viene da sorridere e non vedi l'ora di vederlo. Poi chiama almeno due attori davvero niente male tra cui il suo ex attore feticcio protagonista della trilogia CROCODILE, BAD GUYS e WILD ANIMALS (il sottoscritto la vede come una trilogia soprattutto per i temi trattati e per il taglio completamente diverso adottato dal regista poi nei film successivi).
Il desiderio sessuale di nuovo conduce inesorabilmente al dolore, il nucleo familiare, su cui rispetto al precedente, focalizza di più il dramma, sembra far pensare alla tragedia, il maschile e il femminino regolano la propria relazione secondo leggi ancestrali brutali che precorrono qualunque forma di civiltà.
Provare a provocare dunque con un cinema ancora più disturbante dopo il leone d'oro per PIETA' er possibile dunque per un regista del suo calibro che ha saputo riflettere anche circa una vera e propria tragedia verificatasi durante il set?Sì non solo lancia la sfida, ma la fa sua, la dirige e la pensa molto bene, intuisce che ad un tratto una sottile linea di ironia e un certo tipo di humor sono necessari alla causa, ma senza di fatto sminuirne il peso drammatico, cercando anzi di stabilizzare gli umori.
Poi c'è un altro piccolo particolare...tutto il film è muto, cioè senza dialoghi, eppure non c'è un solo momento in cui questa cosa sembri pesare al ritmo, alla narrazione e allo spettatore indisciplinato.
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