Regia: Edgar Wright
Anno: 2013
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5
Gary King ha toccato l'apice della sua esistenza nel 1990 quando con i suoi amici ha tentato di battere in una sola notte i pub di Newton Heaven in un tripudio di aneddoti e ubriacatura, finito senza aver completato il giro (l'ultimo pub, mai raggiunto, si chiama The World's End) ma comunque in gioia. Vent'anni dopo Gary è un adulto irrisolto, che vive nel passato, fuori da ogni regolarità o da ogni canone di "inserimento nella società" e raccontando la sua esperienza in un gruppo di autoaiuto capisce di doverlo rifare, ritrovare il vecchio gruppo di amici, rimetterli insieme e questa volta battere davvero tutti i pub in una notte. Quello che succederà nel tentare di farlo metterà il gruppo di 5 amici a confronto con una realtà imprevedibile, un incredibile rivoltamento di tutto ciò che sapevano in grado di lasciar emergere il loro vero spirito.
Finisce la saga del cornetto. Ero così eccitato aspettando il capitolo finale che ho cominciato a vanegiare su come Wright avrebbe disegnato gli alieni contando che c'era questo fantomatico dubbio del colore blu e su cui molti improvvisavano teorie strampalate.
Il capitolo finale diventa addirittura il migliore di una saga in cui sono tutti e tre molto belli e molto diversi.
Dire che questo film è inglese forse non basta a cercare di frammentarlo in piccoli pezzi e capire l'amore e l'astuzia del regista per la settima arte e per la sua isola. Con un cast piuccheperfetto che sceglie una squadra di attori strepitosi, Wright non si accontenta e chiama pure alcuni protagonisti dei film dell'ottimo Weathtley che Wright deve sicuramente conoscere molto bene anche perchè sono tra i figli di puttana più dannatamente creativi di questi ultimi anni.
La fine del mondo come la traduzione dice è strutturato in tre parti molto diverse tra loro e la sindrome di Peter Pan di Gary, davvero al top Pegg, fa emergere in tutti i noi il principio del giovane adulto o dell'adulto giovane ma anche un viaggio nel rimosso personale.
Soprattutto nel primo atto nel tentativo di riconquitare i suoi vecchi amici dà proprio l'impressione di voler tornare a quei fasti di quando si è giovani, credendo di conquistare il mondo assieme al manipolo di amici gregari.
Realtà/Fantasia ma anche il volto dell'inaffidabilità e della capacità di vedere ciò che realmente ci sta attorno senza avere gli occhi devastati da tanta uniformità.
World's End è molto di più di una storia di amici che incappano in un'invasione aliena...gli stessi alieni e i loro piani per il nostro mondo e per l'intero universo in fondo cosa propongono se non uniformità e nessuna preoccupazione.
Fa quasi paura come il paradiso cristiano.
La preoccupazione più grande e la genialata di Wright è che tanti scelgono e optano come favorevole l'opzione degli alieni e forse questo dovrebbe spaventare più di qualsiasi mostro.
E poi ognuno di noi non vorrebbe chiamare i suoi cari per un giro di pub della madonna.
Finisce la saga del cornetto. Ero così eccitato aspettando il capitolo finale che ho cominciato a vanegiare su come Wright avrebbe disegnato gli alieni contando che c'era questo fantomatico dubbio del colore blu e su cui molti improvvisavano teorie strampalate.
Il capitolo finale diventa addirittura il migliore di una saga in cui sono tutti e tre molto belli e molto diversi.
Dire che questo film è inglese forse non basta a cercare di frammentarlo in piccoli pezzi e capire l'amore e l'astuzia del regista per la settima arte e per la sua isola. Con un cast piuccheperfetto che sceglie una squadra di attori strepitosi, Wright non si accontenta e chiama pure alcuni protagonisti dei film dell'ottimo Weathtley che Wright deve sicuramente conoscere molto bene anche perchè sono tra i figli di puttana più dannatamente creativi di questi ultimi anni.
La fine del mondo come la traduzione dice è strutturato in tre parti molto diverse tra loro e la sindrome di Peter Pan di Gary, davvero al top Pegg, fa emergere in tutti i noi il principio del giovane adulto o dell'adulto giovane ma anche un viaggio nel rimosso personale.
Soprattutto nel primo atto nel tentativo di riconquitare i suoi vecchi amici dà proprio l'impressione di voler tornare a quei fasti di quando si è giovani, credendo di conquistare il mondo assieme al manipolo di amici gregari.
Realtà/Fantasia ma anche il volto dell'inaffidabilità e della capacità di vedere ciò che realmente ci sta attorno senza avere gli occhi devastati da tanta uniformità.
World's End è molto di più di una storia di amici che incappano in un'invasione aliena...gli stessi alieni e i loro piani per il nostro mondo e per l'intero universo in fondo cosa propongono se non uniformità e nessuna preoccupazione.
Fa quasi paura come il paradiso cristiano.
La preoccupazione più grande e la genialata di Wright è che tanti scelgono e optano come favorevole l'opzione degli alieni e forse questo dovrebbe spaventare più di qualsiasi mostro.
E poi ognuno di noi non vorrebbe chiamare i suoi cari per un giro di pub della madonna.
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