Titolo: Sole a Catinelle
Regia: Gennaro Nunziante
Anno: 2013
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
“Se sarai promosso con tutti dieci papà ti regala una vacanza da sogno”. È questa la promessa che Checco fa al figlio Nicolò. Fin qui tutto bene, il problema è che Checco, venditore di aspirapolvere in piena crisi sia con il fatturato che con la moglie, non può permettersi di regalare al figlio nemmeno un giorno al mare. E quando Nicolò riceve la pagella perfetta, la promessa va mantenuta. Fortuna che a Checco non manca l’ottimismo; partito con la speranza, delusa, di vendere qualche aspirapolvere ai suoi parenti in Molise, si ritrova a casa di Zoe, una ricchissima ragazza che ha un figlio proprio dell’età di Nicolò. Nasce un’amicizia tra i due bambini e Zoe “adotta” Checco e Nicolò e li fa entrare nel suo mondo: inviti a party esclusivi, bagni in piscine fantastiche e ancora yacht, cavalli, campi da golf, serate a Portofino.
Terzo giro, altro successo di box office assicurato, avrà pensato Nunziante, senza sapere però di quale portata sarebbe stato e di certo chiunque non si aspettava dei dati così soprendenti per il film.
A questo giro la post-modernità viene assicurata da trovate goliardiche che cercano di analizzare tutti gli elementi della nostra bella Italia sposandoli con un linguaggio variopinto e di moda nel nostro paese.
Già con questo elemento si risponde ad un quesito circa la banale analisi sulla crisi dettata da un film di genere commerciale e uscito come un'epidemia in tutte le sale del paese.
A guardarlo con un occhio più critico si ride in alcuni punti, ma la risata dovrebbe far riflettere e questo il pubblico non riesce a farlo (diciamo una stragrande percentuale). Il segreto del film è combinare elementi culturali del nostro paese, quello del Sud, sposarli con le mode contemporanee e con l'hi-tech più vario, il tutto rinforzato da elementi difficilmente decretabili come la scena della Massoneria oppure con alcune ingenuità che però piacciono al pubblico (eutana-zia) come l'evolversi della battaglia della moglie in fabbrica che più banale di così non poteva essere diventando in alcuni momenti davvero fastidiosa contando la lotta circa questo argomento e il lavoro svolto in modo eccellente da alcuni registi.
Negli altri due film, sebbene le banalità fossero il centro dell'azione, si comprendeva meglio il messaggio dell'autore e alla fine arrivavi a comprendere nel perfetto lieto fine che piace agli italiani e che sperano sia sempre così, che una nota positiva poteva esserci.
Qui non è così chiaro, certo si da spazio ai giovani, ma anche i giovani hanno dei genitori e allora alcuni momenti non sono così chiari e ricalcano alcune scenettte che forse non vorremmo più vedere.
Nessun commento:
Posta un commento