Regia: Andres Muschietti
Anno: 2013
Paese: Spagna/Usa
Giudizio: 3/5
Cinque anni fa, le sorelle Victoria e Lilly scomparvero dal quartiere in cui abitavano, senza lasciare traccia. Da allora lo zio Lucas e la sua fidanzata Annabel non hanno fatto altro che cercarle. Ma quando le ragazze vengono incredibilmente ritrovate vive in un rifugio fatiscente, la coppia inizia a chiedersi se le ragazze siano gli unici ospiti ad essere stati accolti nella loro casa. Mentre Annabel cerca di ricreare una vita normale per le due sorelle, cresce la sua convinzione che in casa aleggia una presenza maligna. Le sorelle presentano semplicemente i sintomi di un trauma o c’è veramente un fantasma che si aggira intorno a loro? E come hanno fatto a sopravvivere tutti questi anni da sole? Mentre la donna cerca risposte a queste domande spaventose, si renderà conto che i sussurri che echeggiano in casa quando le ragazze vanno a letto, provengono dalle labbra di una presenza letale.
Uno legge prodotto da Del Toro poi intuisce che la materia sarà un plot sui ghost-movie e alcuni stereotipi come il senso di colpa che và riparato quindi vendetta e ancora vendetta...
Con clichè come questi di solito gli afecionados dell'horror storcono un pò il naso senza nascondere la noia che hanno paura che possa dipanarsi nel corso di tutta la pellicola, oppure alcuni elementi come la casa e cazzi e mazzi già visti in quasi tutte le salse e forme.
Ma non è questo il caso. L'incipit da solo è strano e abbastanza senza senso, tale da dare un'aura di mistero al film e la voglia di scoprire cosa accadrà. In realtà la storia non è così complessa, ma è la messa in scena l'elemento che fa la differenza in questo film.
A metà tra venature psicanalitiche, bambine e ambienti angusti, la regola spesso insegna che quando si gioca sull’ambiguità inquietante dei bambini e addirittura sull’esplicitazione del loro lato più selvaggio e ferito, le cose non son poi così difficili.
Del Toro lo sa bene e spiega bene all'amico Muschietti come centellinare la suspance nella prima parte a differenza di un terzo atto molto più veloce e "action"nel montaggio delle scene.
Peccato dunque per la parte finale che vuole osare troppo sminuendo la parte più tetra e gotica dei primi due atti.
Con clichè come questi di solito gli afecionados dell'horror storcono un pò il naso senza nascondere la noia che hanno paura che possa dipanarsi nel corso di tutta la pellicola, oppure alcuni elementi come la casa e cazzi e mazzi già visti in quasi tutte le salse e forme.
Ma non è questo il caso. L'incipit da solo è strano e abbastanza senza senso, tale da dare un'aura di mistero al film e la voglia di scoprire cosa accadrà. In realtà la storia non è così complessa, ma è la messa in scena l'elemento che fa la differenza in questo film.
A metà tra venature psicanalitiche, bambine e ambienti angusti, la regola spesso insegna che quando si gioca sull’ambiguità inquietante dei bambini e addirittura sull’esplicitazione del loro lato più selvaggio e ferito, le cose non son poi così difficili.
Del Toro lo sa bene e spiega bene all'amico Muschietti come centellinare la suspance nella prima parte a differenza di un terzo atto molto più veloce e "action"nel montaggio delle scene.
Peccato dunque per la parte finale che vuole osare troppo sminuendo la parte più tetra e gotica dei primi due atti.
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