Regia: Fede Alvarez
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Tre ragazze e due ragazzi, divisi in coppie e per tipologie umane (i fratelli con problemi, la fidanzatina, la pragmatica, il professore) si recano in una casa nel bosco per il weekend. L'intenzione è di aiutare una di loro a chiudere con la droga, passando con lei i primi giorni di astinenza.
Ed è proprio la più fragile la prima ad essere posseduta da un demone evocato dalla lettura di alcune pagine di un volume ritrovato negli scantinati. Spaventata da quanto sta accadendo la ragazza chiede aiuto agli altri i quali, scambiando il delirio per crisi d'astinenza, rifiutano di lasciare il posto, almeno fino a che non cominciano a susseguirsi orrende possessioni e mutilazioni autoinferte.
Bigosna distinguere il prendersi sul serio dal risultato che non sempre riesce ad essere a pari passo con gli intenti. Prodotto e scritto oltre che supervisionato da Raimi e in parte da Campbell, l'esordio nel lungometraggio del regista Alvarez, dopo un corto curioso e interessante, ha fatto molto discutere.
Senza stare a raccontare e divagare sul film, Alvarez di meriti ne ha certo più di uno e il suo amore per la trilogia di Raimi di certo non è cosa celata.
Per dirne una 9500 litri di sangue finto, è solo una delle condizioni imposte dal regista per questa sua impennata di gore ed elementi splatter rigorosamente voluti artigianalmente (ed è cosa buona e giusta di questi tempi).
Interessante lo stratagemma della sostanza e quindi della dipendenza che crea un diversivo iniziale sulle condizioni di Mia e della sua possessione.
Gli elementi a parte un incipit sono gli stessi: il capanno, la botola,il libro maledetto: la trappola è la stessa, e il Male è pronto a seminare terrore e morte anche dopo trent'anni.
Ecco perchè, quando Mia comincia a parlare di strane presenze e a dare segni di squilibrio,nessuno dà particolare peso ai suoi deliri...(ed è cosa buona pure questa).
La Casa diventa un tripudio di violenza estrema non-stop costellato di sfregiamenti, mutilazioni, fiotti di sangue vomitato, carne squarciata: non ci viene risparmiato nulla e il risultato è dannatamente convincente. La lingua tagliata in due con il coltello elettrico è vera così come altre scene che non ci risparmiano nulla in tempi in cui l'horror, spesso per sopravvivere, deve cercare di osare il più possibile in termini di efferatezze.
Eppure ad un certo punto si è disorientati dal fatto che nessuno sembra morire..forse la maledizione ha già colpito tutti..e nonostante la buona messa in scena sembra di assistere ad un'esplosione senza mai una fine strutturata come si deve.
Ed è proprio la più fragile la prima ad essere posseduta da un demone evocato dalla lettura di alcune pagine di un volume ritrovato negli scantinati. Spaventata da quanto sta accadendo la ragazza chiede aiuto agli altri i quali, scambiando il delirio per crisi d'astinenza, rifiutano di lasciare il posto, almeno fino a che non cominciano a susseguirsi orrende possessioni e mutilazioni autoinferte.
Bigosna distinguere il prendersi sul serio dal risultato che non sempre riesce ad essere a pari passo con gli intenti. Prodotto e scritto oltre che supervisionato da Raimi e in parte da Campbell, l'esordio nel lungometraggio del regista Alvarez, dopo un corto curioso e interessante, ha fatto molto discutere.
Senza stare a raccontare e divagare sul film, Alvarez di meriti ne ha certo più di uno e il suo amore per la trilogia di Raimi di certo non è cosa celata.
Per dirne una 9500 litri di sangue finto, è solo una delle condizioni imposte dal regista per questa sua impennata di gore ed elementi splatter rigorosamente voluti artigianalmente (ed è cosa buona e giusta di questi tempi).
Interessante lo stratagemma della sostanza e quindi della dipendenza che crea un diversivo iniziale sulle condizioni di Mia e della sua possessione.
Gli elementi a parte un incipit sono gli stessi: il capanno, la botola,il libro maledetto: la trappola è la stessa, e il Male è pronto a seminare terrore e morte anche dopo trent'anni.
Ecco perchè, quando Mia comincia a parlare di strane presenze e a dare segni di squilibrio,nessuno dà particolare peso ai suoi deliri...(ed è cosa buona pure questa).
La Casa diventa un tripudio di violenza estrema non-stop costellato di sfregiamenti, mutilazioni, fiotti di sangue vomitato, carne squarciata: non ci viene risparmiato nulla e il risultato è dannatamente convincente. La lingua tagliata in due con il coltello elettrico è vera così come altre scene che non ci risparmiano nulla in tempi in cui l'horror, spesso per sopravvivere, deve cercare di osare il più possibile in termini di efferatezze.
Eppure ad un certo punto si è disorientati dal fatto che nessuno sembra morire..forse la maledizione ha già colpito tutti..e nonostante la buona messa in scena sembra di assistere ad un'esplosione senza mai una fine strutturata come si deve.
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