Regia: Ruben Fleischer
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Gangster Squad è la vera storia della task force messa in piedi dalla polizia di Los Angeles per arrestare uno dei più noti malavitosi della Los Angeles degli anni Quaranta. Los Angeles, 1949. Lo spietato gangster Mickey Cohen domina la città, raccogliendo guadagni illeciti dalla droga, dalle armi, dalla prostituzione e dalle scommesse. E tutto questo avviene non solo con l'aiuto dei suoi scagnozzi, ma anche con quello di politici e agenti corrotti. Sembrerebbe sufficiente a intimidire perfino il più coraggioso e duro poliziotto di strada a parte, forse, la piccola e segreta squadra della LAPD guidata dal sergente John O'Mara e dal suo braccio destro Jerry Wooters, decisi a tutto per catturare Cohen.
Tratto dal libro 'Tales From the Gangster Squad' del giornalista Paul Lieberman, Gangster Squad, nonostante una narrazione forse troppo classica e semplice, è un buon film noir/hard-boiled che si rifà per certi versi ai romanzi di Ellroy e simili.
Diciamo che se non avessi saputo che la storia era incentrata sul malavitoso Cohen (già di cui si è parlato nel bel L.A CONFIDENTIAL), avrei pensato a una sorta di remake degli INTOCCABILI viste le numerose analogie in comune.
Diciamolo subito. Con un cast così interessante e variopinto era difficile sbagliare team soprattutto quando viene affidato tutto sulle spalle del buon O’Mara (un Brolin in ottima forma).
Stilisticamente e tecnicamente perfetto ed elegante come la recitazione di Goslin che appare sempre più posata e versatile, quasi dovesse sfilare per la task force, riesce nonostante le pose da fighetto a essere perfetto per il suo ruolo e ha dare manforte alla caratterizzazione di un personaggio molto interessante con un veloce percorso di redenzione prima di capire che strada prendere. Soprattutto quando l’identità del gruppo, alcuni personaggi non vengono minimamente caratterizzati, include un modus operandi non proprio da manuale che porta i poliziotti ad agire allo stesso modo dei criminali.
Il problema di fondo dell’ultimo film di Fleischer è che vuole troppo ispirarsi ai cult del passato senza trovare una sua piena e matura identità. Per quanto si sforzino gli attori fanno di tutto arrivando, come Sean Pean, a rubare la scena a tutti quanti con quel volto stropicciato e quelle lunghe e intense occhiate a identificarsi perfettamente con il boss.
A volte sembra un po’ Csi per come la telecamera punta troppo sui rallenty nelle sparatorie. Sembra quasi una perizia del movimento della pallottola.
Ora senza nulla togliere a Fleischer che si è fatto le ossa con DAWSON’S CREEK ma che alla sua opera prima ci ha regalato il bellissimo BENVENUTI A ZOMBIELAND, il suo ultimo film è quello che ora come ora tutti vogliono perché si sa dove andrà a parare e comunque sia il risultato alla fine, con tutte le facilonerie in campo di scrittura, piacerà e non poco. E’ solo alla fine quando si arriva ai titoli di coda che ci si sofferma un po’ di più sulla storia e la struttura del film e ci si rende conto che se anche il risultato non è male, qualcosa non torna e tutto sembra sia stato messo in scena troppo velocemente con alcune forzature nelle scene e alcuni clichè comodamente rispettati per non creare squilibrio nell’ensemble finale. Dalla sua comunque si denota un’intensa energia, tanta emozione e un gusto raffinato per la struttura di ogni singola inquadratura.
L’alchimia poi creata da Goslin e la Stone in CRAZY STUPID LOVE qui raccoglie la perfetta sintonia nella storia d’amore tra i due e che a volte eccede un po’ troppo soprattutto dopo la battuta di Cohen mentre fa vedere a Grace uno dei suoi rivali di pugilato in tv e ammiccando gli fa capire che sa benissimo che se la fa con un altro, senza però intuire che sia il sergente Wooters.
Probabilmente sarà uno dei film dell’anno e molto sicuramente la campagna pubblicitaria aiuterà al botteghino il successo e la fama del film. Eppure come ripeto, guardando alcuni film del passato, sfugge quella complessità o disarmonia di fondo che alcuni grandi classici avevano. Tutto è confezionato e messo in scena molto elegantemente ma rimane quella smorfia su quel fascino e quel qualcosa in più che il film di Fleischer proprio non ha. Interessante ma che nessuno si permetta di gridare al capolavoro!
Nessun commento:
Posta un commento