Titolo: Lawless
Regia: John Hillcoat
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
I fratelli Bondurant della contea di Franklin in Virginia vivono durante l’epoca del proibizionismo e sono considerati personaggi leggendari, quasi immortali. Se Howard, il più grande, è un reduce dagli orrori della prima guerra mondiale, e Forrest è un uomo sicuro di sé e carismatico, Jack, il più piccolo è amante della bella vita e del denaro. I tre fratelli iniziano a distillare clandestinamente alcolici senza mai immischiarsi con i gangster della città che si uccidono tra di loro. Ambiziosi di realizzare tutti i loro sogni, attirano però l’attenzione di Charlie Rakes, rappresentante della legge corrotto e feroce arrivato direttamente da Chicago, con cui inizieranno una guerra all’ultimo sangue per difendere le loro terre, le loro donne e la loro famiglia. Basato su una storia vera, Lawless è tratto dal romanzo La contea più fradicia del mondo, scritto dal nipote dei protagonisti Matt Bondurant.
Certo non è un capolavoro il terzo lavoro di Hillcoat dopo il meraviglioso THE ROAD. Eppure tecnicamente è fatto stramaledettamente bene. Parla dei tempi del proibizionismo, con un attaccamento speciale alla scenografia e a tutti quei piccoli dettagli che piacciono molto agli amanti del genere.
Hillcoat è uno che ci mette tanto di suo, ed è malato per quella meticolosità che mi ha ricordato molto Andrew Dominik. Parlando di proibizionismo, si parla dunque di gang, di bande, e per forza di scontri tra gli allora malavitosi (anche se ancora una volta non è facile inquadrarli senza scadere in inutili etichetta menti) e le forze dell’ordine. Proprio da questa analisi Hillcoat mostra il lato migliore del film, ovvero la corruzione, equiparandolo ad un tumore intrinseco nel dna umano. Se le istituzioni non guadagnano molto dalla merce in nero allora devono sostituire la legge locale con qualcosa di più governativo che possa spazzare via tutto senza ostacoli avendo carta bianca su tutto.
Al di là della tematica e dei colpi di scena dell’epopea dei tre fratelli protagonisti, si è fatto un ottimo lavoro sulla costruzione dei personaggi e le loro caratterizzazioni.
Spicca un cast davvero notevole in cui rubano la scena Hardy, Pearce e il solito trasformista Oldman.
Il punto invece a sfavore di chi ha visto una nutrita serie di film con stereotipi simili e che Hillcoat, forse destabilizzato dal cast e dal peso della critica e degli intenti di regia, abbia dimenticato l’effetto empatico che di solito i personaggi hanno sul pubblico. Ed è così che alle volte ci si ritaglia inutili e lunghe scene d’amore quasi come risposta al fatto di non sapere e non cercare a tutti gli effetti delle vere motivazioni convincenti.
Lawless rimane comunque un film interessante non solo per il cast e per l’insieme di generi che sembra mescolare con molta nonchalance western,gangster movie e dramma rurale ma bensì per cercare di portare alla luce la leggenda, accreditata dalle cronache dell’epoca, secondo la quale i Bondurant godevano fama di immortalità, perché sopravvivevano agli scontri più violenti e soprattutto la loro autonomia nel decidere di non prendere parte alle leggi delle gang di Chicago.
Da non trascurare il peso di Nick Cave che non solo si è occupato delle musiche(davvero molto belle sia come ballate che come blues) ma addirittura si è occupato lui stesso della sceneggiatura.
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