Titolo: Bunny Game
Regia: Adam Rehmeier
Anno: 2010
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Sylvia Grey è
conosciuta per la strada come "Bunny". Ama la cocaina e ogni uomo
disposto a pagare per passare bei momenti con lei. Si trascina per le vie del
centro di Los Angeles in cerca del suo prossimo tipo, del suo prossimo pasto.
Vive momento per momento, mantenendo se stessa in una nebbia continua, indotto
dalla droga, per dimenticare tutte le facce. Dopo una notte nauseante dove è
stata maltrattata e derubata, Sylvia incontra un camionista di nome JR su
Alameda Street..
Ci sono alcuni
film che in tutta la loro breve durata puntano tutto sulla lunga sequela di
torture, sia psicologiche che fisiche, che investono la protagonista.
Regista e attrice
che credono nella causa, THE BUNNY GAME a differenza di altri film che sondano
l’animo umano più perfido e truce, diventa sin dai primi minuti un lavoro
minimale e quasi fine a se stesso.
La critica feroce
non compare lasciando il posto ad un insieme di brutalità e tortura.
Poi il fatto di
legare le scene in un contesto prettamente se vogliamo simbolico rimanda il
film a tutto un certo cinema e alcuni movimenti d’avanguardia americani che
sfruttavano la povertà dei mezzi per la complessità dei significati.
Se è anche vero
che dopo un po’ la sopraffazione violenta lascia il posto ad una lentezza e
ripetitività delle immagini nonché di un montaggio troppo videoclippato, il
microcosmo sondato dal regista non a niente a che vedere con alcuni film che
partendo dalla autopsia della violenza riescono ad aprire un ventaglio più
vasto sugli orrori, tutto ciò che è sadico e che un regista come Laugier aveva
saputo inquadrare molto bene con il suo bellissimo MARTYRS.
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