Titolo: Fire of Conscience
Regia: Dante Lam
Anno: 2010
Paese: Cina
Giudizio: 3/5
Il capitano di
polizia Manfred deve risolvere un brutale omicidio, scagionando nel contempo un
suo collega accusato ingiustamente. Nelle indagini, scoperchia un calderone di
corruzione che coinvolge la polizia di Hong Kong. Ad aiutarlo, ci sarà
l'ispettore della Narcotici Kee.
Fire of Coscience
è un film che parte benissimo. Ritmo e tecnica come spesso si vede in quasi
tutti i film di Hong Kong (in particolare la collana Far East Film) . La prima
parte della sceneggiatura poi è incredibilmente realistica e attuale trattando
di giovani delinquenti organizzati che decidono di terrorizzare le forze
dell’ordine con continui attentati.
I dialoghi sono
approfonditi e quasi mai banali, gli attori sanno confrontarsi con dei
personaggi mai monotoni e la suspance che si dirama lungo tutto il primo atto
lascia ben sperare.
Poi il film
sembra perdersi, preferendo una strada più convenzionale e stereotipata quasi
come se dovesse accontentare un target famigliare ancorato al melodramma.
Ed è qui che il
quinto film di Lam sbanda dai consueti binari del genere trasformandosi in un
dramma amoroso con alcune scene davvero assurde (il salvataggio del bambino in
mezzo alle fiamme solo per citare l’assurdo per antonomasia) piuttosto che la
mancanza di sperimentazione e innovatività sulle lunghe scene d’azione e
gli inseguimenti davvero mirabolanti oltre che la straordinaria varietà di
omaggi e contro-tendenze a cui il filone action-poliziesco aderisce completamente
quasi come se fosse una caratteristica innata del genere.
Dante Lam non
merita presentazioni. Il suo cinema anche se non ai livelli di pochissimi
vertici di questo cinema si è saputo ben piazzare in questi ultimi anni soprattutto
dopo THE BEAST STALKER.
Però proprio per
questo motivo ci si aspettava qualcosa di più spettacolare che purtroppo poco
prima del terzo atto sembra svanire come per magia.
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