Titolo: Chernobyl Diaries
Regia: Brad Parker
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Un gruppo di sei
giovani turisti rimane bloccato nella cittadina di Prypiat, un tempo dimora dei
lavoratori di Chernobyl, abbandonata dopo il disastro nucleare del 1986, e presto
si rendono conto di non essere soli
Un pacco.
L’esordio alla regia di Parker (regista alle prime armi che aveva però
sviluppato dei bei effetti speciali ad esempio per film come FIGHT CLUB)
retrocede girando un film assolutamente vuoto nei contenuti che non riesce a
sfruttare se non altro l’innovazione di una location già terrificante di suo.
E’ sì perché il
film in questione parte come tutti gli horror di questo tipo, e che di recente
sembrano inesauribili, confezionando però un’opera che non solo manca
l’obbiettivo principale ovvero incutere paura e creare un concentrato di
suspance, ma riuscendo a diventare uno dei pochi horror recenti che non fa
altro che giocare su un principio di sottrazione per lo spettatore.
In più il
pretesto di puntare sulla deformità di un incidente e di un evento che ha
destabilizzato l’opinione pubblica e storpiato la vita di un’intera popolazione
non mi sembra un’idea intelligente quanto invece solamente furba e poco
decorosa. Forse la prossima volta i nemici saranno i pazzi di un manicomio
psichiatrico…
In questo caso
poi a differenza di altri film non viene spiegato proprio niente, le vittime
delle radiazioni uccidono e mangiano le vittime perché è la moda dei film
dell’orrore che lo esige. Credo.
Il problema di
fondo resta il fatto che nel film non si vede quasi nulla, se non un cazzo di
orso bruno fatto pure male che corre per un attimo lungo un corridoio e la
stessa Chernobyl sembra esser messa lì come cartolina senza contare gli attori
posticci e i colpi di scena telefonati.
Davvero
inquietante per quanto è brutto…se contiamo poi la scena finale allora la
cazzata è dichiarata!
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