mercoledì 20 giugno 2012

Diaz-Non pulire questo sangue


Titolo: Diaz-Non pulire questo sangue
Regia: Daniele Vicari
Anno: 2012
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

E’interessante notare come alcune pellicole in Italia cerchino di denunciare alcuni abomini che non dovrebbero mai toccare un suolo democratico soprattutto in un momento come quello del G8 e in un paese occidentale “civile”.
E’ ancora più interessante che questi film non servano a nulla in termini di processi e denuncie ma sembrano invece avere il solo peso di una testimonianza che come per la letteratura, i documentari e tutto il resto, arriva anche sotto forma di film.
Dal film Acab che non c’entrava niente con l’ottimo libro di Bonini del 2009, il libro, preso in alcune parti pari-pari è tradotto nel film di Vicari, ha la possibilità di denunciare le atrocità della macelleria messicana condotta alla Diaz e non solo.
Nel libro il ventaglio si apriva allargando la denuncia alla chat sui membri della settima divisione e allargando il contesto fino a denunciare le atrocità condotte nei C.p.T.
Come per il libro Acab di Bonini, il fatto che sia stato omaggiato da un film (lo stesso Acab con cui, come dicevo prima, non condivide praticamente nulla) un vantaggio c’è stato.
Il libro che allora costava quasi 17 euro ora ne costa meno della metà. Almeno un risultato, anche se dall’immagine in copertina della Medusa si è costretti a sopportare la faccia di Favino e gli altri.
Il fatto che nel film ci siano attori del calibro di Germano e Santamaria non serve a nulla ed è un solo e unico pretesto per avere soldi e qualche nome italiano di fama (cosa sempre più difficile da dimostrare visto la scarsa bravura dei nostri attori).
Ora al di là di questi fattori e del fatto che Vicari sempre con Germano aveva realizzato il convincente film IL PASSATO E’UNA TERRA STRANIERA, bisogna cercare di capire come mai questo film ha avuto, come diceva Procacci e lo stesso Vicari in conferenza stampa, diversi problemi a trovare produttori e quant’altro.
Diaz non è una rivendicazione, non è un flier anarchico che cerca di condannare i colpevoli che tra le altre cose non sconteranno mai una pena anche se processati, ma è una testimonianza a cui fa eco una coralità di punti di vista tutti analizzati senza mandati particolari ma come se fossero tutti insieme posti di fronte ad un mattatoio disperato di deprivazioni di diritti e assoluto smarrimento politico e civile.
Dal giornalista di destra, ai giornalisti stranieri, ai manifestanti, agli autonomi, ai sindacalisti, tutto appare come un vortice di violenza in cui bisogna solo stare a terra e lasciarsi travolgere dalla sete di violenza e dall’abuso di potere
In Italia non esiste il reato di tortura e questo è quello che sembra palesare i comportamenti dei poliziotti(tutti in assetto anti-sommossa e non denunciabili perché non hanno il numero di riconoscimento sui caschetti)che naturalmente servono una causa.
Un’istituzione corrotta dall’alto in cui non sono i poliziotti ad essere solo i torturatori ma in parte vittime di aver avuto un lavaggio del cervello da parte dei loro capi che riescono sempre a rimanere in sordina così come alcuni leader politici assolutamente responsabili di avere le mani in pasta in questo indecente sopruso di diritti.
Il film è quasi tutto cronaca giudiziaria.
Alla fine di quella notte gli arrestati furono 93 e i feriti 87. Dalle dichiarazioni rese dai 93 detenuti (molti dei quali oggetto di ulteriori violenze alla caserma-prigione di Bolzaneto) nacque il processo in seguito al quale dei più di 300 poliziotti che parteciparono all'azione 29 vennero processati e, nella sentenza d'appello, 27 sono stati condannati per lesioni, falso in atto pubblico e calunnia, reati in gran parte prescritti. Mentre per quanto accaduto a Bolzaneto si sono avute 44 condanne per abuso di ufficio, abuso di autorità contro detenuti e violenza privata (in Italia non esiste il reato di tortura).
Quindi Vicari non prende come avrebbe fatto magari qualcun’altro la scorciatoia del film modaiolo e semplicistico che avrebbe buttato solo merda sui poliziotti.
Qui i Black-Block hanno la loro parte di colpa, così come tutti i disordini e la devastazione creata a Genova e il filo trainante dall’inizio alla fine con quella molotov che la dice lunga, abbracciando in un modo o nell’altro, tutti i punti di vista.

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